9 ottobre '67. 40 anni senza il "Che". Noi lo ricordiamo così...

40 anni fa cadeva sulle montagne boliviane Ernesto Guevara, el Che. Dopo essere stato tra gli artefici della Rivoluzione Cubana, la sua passione rivoluzionaria lo portò a combattere prima in Congo e poi a costruire in Bolivia un focolare guerrigliero che avrebbe dovuto essere l’inizio della rivoluzione per tutta l’America Latina; ma quel tentativo si risolse in un fallimento, dovuto in primis al mancato intreccio di un rapporto simbiotico con i contadini che abitavano la sierra boliviana. Così, durante un’imboscata, il Che cadde ferito e fu poi giustiziato. Le foto del suo corpo morto fecero il giro del mondo, quasi a rassicurare i potenti che lo spettro della rivoluzione si era allontanato e i popoli non si sarebbero liberati dal giogo coloniale.

Ma le idee e l’esempio del Che non morirono quel giorno, anzi si propagarono e attraverso gli anni bui e tragici delle dittature militari e poi la catastrofe del neoliberismo sono giunte sino all’alba del XXI secolo, quando ancora una volta l’America Latina si dimostra uno straordinario laboratorio politico e un punto di riferimento per chi, in ogni parte del mondo, ancora non si è rassegnato all’esistente e prova a costruire un’alternativa di società libera dall’alienazione e dallo sfruttamento selvaggio dell’uomo e della natura, insomma l’altro mondo possibile.

Così Hugo Chavez in Venezuela, Evo Morales in Bolivia e Rafael Correa in Ecuador, e ancor più di loro i milioni di donne ed uomini che costituiscono il vero cuore di questo nuovo assalto al cielo, provano a spezzare il paradigma che da secoli opprime i popoli latinoamericani e a costruire un nuovo modello di società, più giusto e solidale; gli indios per la prima volta dopo una storia di oppressione riescono ad esprimere la Presidenza della Repubblica, le risorse naturali vengono sottratte alla rapina delle multinazionali occidentali e restituite alle popolazioni per tutelarle ed utilizzarle per il benessere della collettività.

In un abbraccio ideale, allora, i popoli e i movimenti di oggi si stringono alle compagne e compagni che 40 anni fa erano sulla sierra boliviana insieme al Che. In mezzo, tanti anni di sogni e lotte, di vittorie e sconfitte che sedimentano nell’immaginario collettivo e nella storia materiale del nostro mondo. Un fil rouge che forse è più una rete, capillare e pervasiva, unisce gli spiriti e i corpi delle moltitudini che oggi come ieri resistono e si ribellano al potere distruttivo del capitalismo per riaffermare la dignità delle vite umane e la loro irriducibilità a merce.

 

Ecco allora che per ricordare il Che domani 9 ottobre e mercoledì 10, in occasione della consultazione precaria in cui proveremo a dare a tutte e tutti il diritto di esprimersi sul protocollo del 23 luglio e rilanciare con forza la lotta alla precarietà e per il diritto al reddito, raccoglieremo firme di sostegno alla candidatura di Evo Morales al Premio Nobel per la Pace, per tutto ciò che rappresenta per il percorso di liberazione degli indios. Dalle 15 sotto i portici del Municipio in Via Italia.

 

Pace, libertà, giustizia sociale, e tenerezza, sono le parole con cui vogliamo ricordare Ernesto Che Guevara e augurare a tutte e tutti coloro che ancora non si sono arresi un futuro migliore.

 

Luca Giacone

coordinamento Regionale GC Piemonte

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Ritratto di Anonimo

"bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza" HASTA SIEMPRE COMANDANTE!