ALLA VIGILIA DEL CONGRESSO NAZIONALE

Caro PD, che errore appoggiare il Governo
 


Mario Monti «è come un conducente di un autobus che, mentre sta finendo contro un muro, non frena, anzi accelera…». È, in estrema sintesi, «un banchiere che decide le misure, le presenta e il Parlamento gliele deve approvare». Il Pd, invece, che prima «era un interlocutore con cui lavorare per preparare un'alternativa in grado di mandare a casa Berlusconi, ha fatto un errore drammatico» quando ha deciso di appoggiare il governo di tecnici e quindi ormai il dialogo è chiuso. Paolo Ferrero, alla vigilia del congresso di Rc, che si svolgerà a Napoli da domani a domenica, come si posiziona il suo partito? «Noi arriviamo a questo congresso con 500 delegati, 40mila iscritti e due nodi fondamentali sui quali far ruotare la nostra discussione: costruire un'unità a sinistra per un'alternativa a questa politica neoliberista e riaffermare, nel ventennale della nascita di Rc, le ragioni del comunismo, non come ideologia, ma come estensione dei beni comuni, della programmazione pubblica e della democrazia e partecipazione del basso».

È per questo che ha lanciato un appello a Nichi Vendola che al suo contrario non ha un approccio di totale chiusura verso il governo?

«Ho lanciato un appello a Nichi perché credo che spetti a noi fare una opposizione costituente, di sinistra, a questo governo che, ormai è evidente a tutti, intende attuare una politica di continuità rispetto al passato. Ma non mi rivolgo soltanto a Nichi, che è la personalità più nota. Noi parliamo a tutta la sinistra sociale, sindacale, culturale, delle associazioni e dei movimenti, che a tutt'oggi continuano a non trovare rappresentanza nei partiti che sono in Parlamento e si apprestano, a parte la Lega razzista e campanilista, ad approvare ogni misura che gli verrà sottoposta. Basta guardare cosa è successo oggi: hanno approvato quasi unanimemente l'obbligo del pareggio di Bilancio in Costituzione, un provvedimento che più liberista di così è difficile immaginare».

Porte chiuse anche con il Pd, con il quale in realtà il rapporto non è mai stato facile. Prima delle dimissioni di Berlusconi era soprattutto desistenza, oggi che cosa è?

«Non è vero che era solo desistenza, c'era un schema a cui si stava lavorando e per il quale avevamo dato la nostra disponibilità».

Mandare a casa il Cavaliere?

«Era uno schema di costruzione di un fronte comune democratico per battere il berlusconismo. Poi, il Pd ha fatto 1′errore drammatico nell'appoggiare Monti ed è evidente che ora è cambiato tutto. Io non cosa sarà la politica fra un anno, se una parte di questo governo diventerà schieramento, se lo stesso Pd sarà ancora unito oppure no. Oggi non ha più senso parlare di un centrosinistra contro un centrodestra: sono lì tutti insieme a votare le stesse cose».

Monti ha appena annunciato per lunedì le prime misure chiedendo al Parlamento che vengano approvate al più presto. In caso contrario, aggiunge, l'Italia rischia grosso.

«Le misure annunciate da Monti sono recessive, si torna a parlare di nuovo di Ici – e se messa sulle case da 2-300mila euro sarebbe fortemetne iniqua – di pensioni, di interventi sul mercato del lavoro. Non è così che usciremo dalla crisi e, sopratutto, non sono queste le misure che servono a sconfiggere la speculazione…».

Quali, invece, sarebbero necessarie?

«Sono sostanzialmente due: un'operazione sul piano europeo per fermare le speculazioni facendo sì che la Bce acquisti direttamente i titoli di Stato dei paesi membri…».

Ma su questo la Merkel ha una posizione diversa.

«Penso che bisogna dire con chiarezza, visto che è rimasta da sola a sostenere questa posizione, che o la Merkel accetta questa condizione oppure noi non le restituiamo i soldi delle banche tedesche che abbiamo nel debito. Insomma, credo che ci sia bisogno di una contrattazione molto dura altrimenti si va a fondo. La Bce deve funzionare come le altre banche centrali, non può continuare a prestare i soldi alle banche private ma non agli Stati».

E in Italia, che si dovrebbe fare?

«In Italia c'è bisogno di una patrimoniale molto secca, 1'1% sopra il milione di euro, per arrivare progressivamente al 2%. Dai nostri calcoli si recupererebbero oltre 20 miliardi, mentre altri 20 potrebbero derivare fissando un tetto alle pensioni alte: 5mila euro netti, così come per il cumulo delle stesse. Se c'è la crisi è assurdo che ci siano persone che avranno pensioni, come Draghi, oltre 14mila euro lordi, che peraltro, cumulano con il loro stipendio. Oggi gli unici tetti sono fissati per le fasce più deboli che si vedono dimezzare le pensioni se si cumulano ad altri redditi».

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