Questo è un paese che odia i giovani. Perché? che si può fare?

Oltre il fatto di cronaca che ci ha stupiti, amareggiati e fatto incazzare , vorremmo capire e andare oltre.      Non è solo l'iscrizione a Rifondazione del giovane di Catania che ha provocato questa sentenza ingiusta e pazzesca ma l'individuazione di un "comportamento anomalo" da punire, l'idea cioè che esista uno stato di normalità al quale riferirci, oltre il quale è tutto devianza!  Ci pare così che ci sia sempre meno spazio per una "condizione giovanile" vissuta pienamente...

Non solo si pensa che questi giovani siano peggiori di quelli di ieri, ma che la cosiddetta "assenza di valori" (un'idea priva di senso e fondamento!) li faccia divenire instabili e pericolosi e allora...? "Sorvegliare e punire", come la nostra società ha sempre fatto: così questa diventa l'unica strada percorribile. 

Di fronte alla precarietà dell'esistenza giovanile, sia lavorativa che esistenziale, e l'assenza di un futuro credibile per l'intera società contemporanea si risponde con i divieti e le norme.   Strumenti vuoti e impotenti che hanno la sola funzione di nascondere la crisi e il fallimento dell'istituzione famigliare e l'incapacità della politica di dare risposte, ...d'altronde i giovani sono minoranza nel nostro paese e elettoralmente contano molto poco!

Allego qui uno scritto di don Gino Rigodi, apparso sul Liberazione, che mi pare possa aiutare ad avviare una riflessione.    Noi sappiamo, comunque, che... "ribellarsi è giusto" e... fa bene alla salute!

Marco Sansoé, m.sansoe@alice.it

Un paese che odia i giovani?    di Don Gino Rigodi
Che in Italia un adolescente possa essere tolto alla madre perché iscritto ad un partito della sinistra alternativa sembra incredibile ma questa è una nazione piena di scelte incredibili per chi ha una cura competente dei giovani ed un convinto sentire democratico. Il pudore chiederebbe di non giudicare indizio di colpa o di sicura criminalità l'appartenenza a un movimento comunista ma occorre appunto aver conservato il pudore. Per uno che come me da molti anni si occupa, sta, guarda con cura e un po' di competenza il mondo giovanile, questo esempio di violenza si aggiunge a tutta un'altra serie di preoccupazioni.La retorica corrente dice che i giovani sono il nostro futuro, che la nostra vita di adulti deve essere dedicata alla cura ed alla costruzione di un futuro per i giovani che - si dice - sono appunto il futuro dell'Italia. Farei una grande festa con vino salumi e cotillons se su giornali o riviste di grande diffusione trovassi scritto che anche i giovani stranieri residenti o addirittura nati in Italia sono il nostro futuro. Ma forse è chiedere troppo. Mi basterebbe che le scelte che in grande la politica nazionale e ciascuno nel suo territorio gli amministratori pubblici ma anche più in generale i media iniziassero a parlare dei giovani con una qualche competenza e magari con un po' di simpatia. Chi come me incontra almeno due volte la settimana insegnanti genitori, preti, amministratori, trova un impressionante analfabetismo educativo. Se educazione significa soprattutto addestrare a una sana, chiara,decisa, costruttiva capacità di relazione con le persone, oggi, il primo danno, la vera corruzione dei giovani, arriva attraverso l'affermazione di un individualismo sospettoso, egoista, discriminatorio e talora anche razzista. Unica alternativa a un modo di vivere muscolare e difensivo sarebbe lo stupido "buonismo". La qualità delle relazione è la qualità della vita, è il luogo non solo del benessere ma anche della creatività, della partecipazione della responsabilità. I giovani vivono e crescono nella relazione con gli adulti e tra di loro.Io mi sento di denunciare una sostanziale incompetenza di troppi che parlano e straparlano dei giovani senza averli visti da vicino, averli ascoltati, aver voluto capire i loro comportamenti simpatici e antipatici, avere anche un po' studiato una importante letteratura di tecnici e di testimoni.
Una affermazione venduta come intelligente è che "bisogna incominciare a dire dei no ai giovani" come se la qualità della presenza dei genitori, della scuola, le occasioni di partecipazione, di formazione per giovani fossero un grande tesoro trascurato da questi "bamboccioni". Certo occorre dire dei no ma dentro ad una relazione intelligente e affettuosa.
Quando cerco lavoro per i ragazzi che escono dal "Beccaria" o quando nei nostri centri giovanili guardo ai percorsi professionali ed agli stipendi mi trovo troppo spesso a verificare una brutta condizione che ha un termine forse comunista: si chiama sfruttamento. La migliore riforma della scuola sarà quella che prevede il sette in condotta, gli esami a settembre e perché no?  Finalmente la lotta al consumismo dei vestiti attraverso la divisa? Non mi pare. Si parla molto di bullismo e anche a questo riguardo la grande innovazione sarebbe qualche ora in più di educazione civica. Non sarebbe forse più intelligente (competente) lavorare sul gruppo classe in modo che alunni e alunne imparassero a conoscersi ed a darsi valore, cioè ad avere dei rapporti seri, anche conflittuali se è il caso, ma sempre costruttivi? Certo occorrerebbe agli insegnanti una grande capacità nella relazione, indispensabile per chi lavora a contatto coi giovani ma è competenza che si può acquisire, formare.Non mi sento di affermare che i giovani sono odiati, poco amati quello sì perché se ami una persona la guardi, la ascolti e poi ci sei concretamente nei suoi bisogni, ad aiutarla a diventare adulta e responsabile. Non mi pare che la famiglia italiana, la scuola, il mondo adulto in generale abbiano una cura adeguata nell'ascolto, nel voler capire nell'offrire gli strumenti concreti per la realizzazione di ciascuno nella sua individualità. Quando ti impegni nella educazione ti metti a raccontare come è giusto, bello e buono vivere. Non sarà che noi adulti non abbiamo questa saggezza per noi stessi ed allora i nostri ragazzi diventano per noi una sorta di sfida?

Liberazione, 21/8/08

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Ritratto di Polifemo

Come diceva il compagno Mao la gioventù deve osare di sfidare anche i giudizi avversi che la società ha verso i giovani, l' importante è studiare e non aver paura di avanzare verso una società libera e che sappia apprezzare i giovani- Sul motivo per cui la società odia i giovani bisogna fare più riflessioni perchè ci sono tanti motivi che si uniscono insieme, la libertà ha sempre un costo, la gioventù non deve mai dimenticarsi di questo.