Gaza 15 gennaio 2009

Pubblichiamo questo testo, scritto da una studentessa delle scuole medie superiori di Biella. Perchè l'opinione pubblica non è solo quella che ci rappresenta il "Corriere della sera"... 

 

Di Shary Nais Salerno

 

“Dove sono?”, mi domando. Il deserto, la notte, la mezzaluna crescente, la roccia, gli uomini e i continui lamenti.

Questo si chiedeva, mentre giaceva in mezzo al fumo e alle macerie.

 

Una bomba.

 

Gattonò a fatica nella stanza ormai distrutta dall’urto della deflagrazione.

“Mamma!”, gridò con un filo di voce, ”mamma, dove sei?”.

La gola gli bruciava, sia per la polvere sia a causa dei singhiozzi che ormai non riusciva più a trattenere.

Gli occhi gli si fecero lucidi e delle lacrime gli rigarono il viso sporco, facendo intravedere il colore scuro della pelle.

 

Con la voglia di rivedere il volto di sua madre, si mise a scavare freneticamente tra le macerie urlando sempre la stessa parola: “Mamma!”.

Si fermò.

Un braccio spuntò da sotto le macerie.

Il bambino le accarezzò dolcemente la mano, con la speranza che solo un bambino può avere.

Era sua madre. L’anello dalla pietra nera gli aveva dato la certezza.

Lanciò un urlo strozzato dai singhiozzi.

Appoggiò le labbra sulla mano di sua madre. La baciò.

 

Si ricordò che neanche mezz’ora prima erano in sala da pranzo. Avevano appena finito di cenare e lui, dopo averla teneramente baciata sulla calda guancia, era andato in camera sua a dormire.

Ad un tratto la madre era entrata e si era seduta sul letto accanto a lui.

“Ti voglio bene”, e lo aveva baciato sulla fronte.

Dopo cinque minuti un fischio, un forte rumore, tutto buio, e il risveglio in questo incubo dal quale purtroppo non ci si può risvegliare.

 

Scavò ancora vicino al viso, quello che bastava per distinguere almeno i lineamenti del corpo.

Si sdraiò accanto a lei, agonizzante, sporca di sangue e polvere.

Appoggiò la testa sul petto della donna, l’abbracciò teneramente mentre ancora le lacrime, scendendo, bagnavano il volto e l’abito della mamma e i singhiozzi gli toglievano il respiro.

 

Ad un tratto un nuovo sibilo, un forte botto, tutto nero.

 

La morte.