per la sinistra sono ancora importanti i diritti civili?


da "Liberazione" di Angela Azzaro, Carla Cotti

Dopo il Pride il nulla. Quasi un milione di persone a Roma, altre centinaia di migliaia nei Pride cittadini non sono servite per riportare l'attenzione sui diritti civili e sulla laicità. La loro voce è scomparsa in poche ore dai giornali e ancora prima dall'agenda della politica. Non solo della destra. Liberazione ha organizzato un Forum con alcuni esponenti dei movimenti lesbici, gay, transessuali e di Rifondazione comunista, per un confronto sulle aspettative e sulle delusioni dopo un anno di governo Prodi, sul da farsi e sul perché si sta perdendo un passaggio così importante per il futuro di tutta la società. Per il futuro della sinistra.

Per il futuro della sinistra. Erano presenti due dei tre portavoce del Pride, Aurelio Mancuso (presidente nazionale Arcigay) e Rossana Praitano (presidente del "Mario Mieli), Porpora Marcasciano del Coordinamento trans, la deputata Titti De Simone, la portavoce Giovani comuniste/i Elisabetta Piccolotti, Saverio Aversa Prc/Diritti e culture delle differenze e il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore

In Italia sono cresciuti forti fenomeni di omofobia, non solo da parte dell'estrema destra, ma anche delle forze istituzionali e religiose. La necessità di legiferare contro le discriminazioni e per il riconoscimento delle unioni civili è un passo importante. Come fare per ottenerlo? Le risposte mettono al centro una sfida che si ponga sia l'obiettivo di risultati concreti, sia di un'azione politica che agisca sul simbolico e sul senso comune. La destra da anni fa politica sui corpi. Lo stesso non si può dire per la sinistra. Per vincere la sfida è necessaria un'accelerata nel processo di innovazione che consenta di far entrare, non solo a parole, le questioni del corpo, delle libertà individuali, della laicità nel Dna della sinistra.
Il movimento lgbtq non si arrende. Chiede di più. E per l'autunno pensa a una assemblea per rilanciare le domande del 16 giugno. Domande che riguardano tutte e tutti coloro che hanno a cuore la civiltà del Paese

Porpora Marcasciano
La mia è una rappresentanza trasversale: Mit, Coordinamento trans, Facciamo breccia, Coordinamento Pride. Dico che il Pride è stato un grandissimo successo, preceduto oltretutto dalla manifestazione No Vat del 10 febbraio e da quella per i Pacs a piazza Farnese del 10 marzo. La violenza dell'attacco ai nostri diritti non ha mai avuto pari, su questo è cresciuto il Pride. Una mobilitazione che si è sviluppata nel giro di pochi mesi, attraverso un grosso dibattito interno al movimento lgbtq. Io faccio parte di quegli 800mila, persone orfane dei partiti. E' stata una manifestazione gaiamente seria (non nel senso che si stava in giacca e cravatta, ma per come erano sentiti i contenuti, con una intensità simile solo a quella dei primi Pride degli anni 80. Eravamo gay, lesbiche trans (poco presenti centri sociali, partiti, sindacati) che facevano massa. Per me è molto chiaro il rapporto movimenti-partiti: i partiti devono essere attenti a quello che dicono i movimenti. Come entrare davvero nell'agenda della sinistra? Io non lo so. So che il movimento ha trovato la sua coesione interna. Sottolineo in questo, il ruolo di Arcigay.

Rossana Praitano
E' vero, il movimento è più unito e abbiamo fatto massa. Essere orfani non è un problema, il problema è come i partiti - tutti - reagiscono. Per il Family Day i partiti di destra si sono schierati pesantemente ed è partita una grande campagna mediatica, con i media ovviamente sensibilizzati dai partiti. Per il Pride è avvenuto il contrario. Nessun partito, né la destra, né le due anime della sinistra hanno mostrato interesse. Dopo il Family Day Fassino ha dichiarato: ascoltiamo la piazza di Pezzotta. E dopo il Pride? Non una dichiarazione che è una. Escludo per un attimo dal ragionamento, la vicinanza di Liberazione . Storace lancia la sua nuova iniziativa politica? E subito indica: bisogna dare risposte a Pezzotta. Ecco, questa coerenza, questa chiarezza il centrosinistra non le ha avute. Ha prodotto le stravaganze di Fassino - aderisco ma non al documento (ma che vuol dire?) - e varie adesioni, ma tutte rigorosamente individuali. Attenzione, i contenuti del Pride dovrebbero essere banali per la sinistra. E invece no. Perché? Per necessità opportunistica o per cecità? Comunque non capisco dove stia andando il centrosinistra. Al Cantiere della sinistra mi sono sentita dire: complimenti per la manifestazione, ma, non ti offendere, se la nostra avanguardia siete voi, siamo messi proprio male. Se la politica reagisce così, i media di che dovrebbero parlare? L'interrogativo diventa come il centrosinistra si pone, in generale, di fronte alle domande che vengono dalla società.

Aurelio Mancuso
La novità è che il movimento lgbtq riesce a unirsi non per autodifendersi, ma perché coglie che nel paese c'è un malessere. Non a caso abbiamo detto "mettersi in sintonia con il paese". La sinistra è lontana, percepita come conservativa e ostile. Ovviamente è più vero per la sinistra riformista, ma anche la sinistra radicale ne è coinvolta, vuoi per motivi storici, vuoi per la debolezza di questo governo. Dopo un anno non c'è un provvedimento che ci possa far dire: almeno una cosa l'hanno fatta.
La nostra non era una piazza qualunquista, era una piazza fortemente politicizzata. E incazzata. Il discorso dei diritti, quello che vede le persone come corpi che possano agire anche fisicamente la loro libertà viene dal femminismo. I partiti dicano su questo cosa vogliono fare. Ma attenzione, non si tratta di un tema particolare. Attiene alla convivenza civile. Per questo c'è attenzione nella società profonda. Per quanto ci riguarda, guardiamo con attenzione a tutto quello che sta succedendo nella sinistra: il Pd, quindi, e la cosiddetta Cosa rossa. Ma ci stiamo attrezzando al dopo, a nuove elezioni. E diciamo: non crediate di tenerci di nuovo un anno in sospeso per poi prenderci in giro. Le proposte che stanno emergendo, come la disobbedienza fiscale e la restituzione della tessera elettorale, segnalano che il tempo è finito. Non ci sarà Veltroni che tenga, in molti non andremo a votare un'alleanza che ci ha dato molto a livello locale ma ci ha ignorato sulle questioni di fondo. C'è un popolo che ha bisogno di risposte. Noi facciamo in modo che non torni a casa. Voi, o vi impuntate - come su altre questioni - o non vi voteremo. Mi chiedete se voglio far vincere la destra? Rispondo che a questo punto comunque non posso più andare nei circoli territoriali di Arcigay a dire di votare De Simone, Luxuria e Grillini.

Gennaro Migliore
Parto dal luogo che ci ospita, Liberazione . Ha a che vedere con la ricerca politica di Rifondazione più della nostra stessa presenza in Parlamento: testimonia la nostra messa in discussione di un secolo di cultura profonda. Ha ragione Mancuso: quella messa in discussione è stata iniziata da un movimento, il femminismo. La stessa battaglia si produce oggi - in modo diverso ma comunicante - anche grazie al movimento glbtq. Non sono d'accordo sulla divisione movimenti-partiti. Così perdiamo. In occasione del Family Day i "politici devoti" hanno prodotto un'idea forte, in qualche modo sono diventati parte di quel movimento. O facciamo così, o ci dividono e perdiamo. Dobbiamo capire perché abbiamo perso sui Pacs. Abbiamo i luoghi dove farlo: io ho la fortuna di stare in un gruppo parlamentare con Vladimir Luxuria e Titti De Simone, ho un giornale come Liberazione , ho Queer ... Credo che sia stata sentita come "politica" quella portata avanti dai partiti maggiori, mentre le nostre battaglie sono sembrate "a latere", quindi sconfitte perché impotenti. O riusciamo a fare della questione dei diritti una questione dirimente (inutile dire che se vince la destra, ce li scordiamo), senza fare alcuna gerarchia tra diritti sociali e diritti civili... o inveriamo questa equiparazione o il tema dei diritti civili diventa esplosivo. Tra noi c'è un lavoro comune da fare: coltivare la reciproca conoscenza. In quella piazza non è vero che tutta la politica era uguale. Da compagno ho sempre partecipato al Gay Pride, l'ho sentito come antidepressivo. Va detto che l'unica vera crisi di questo governo, alla Camera, si è prodotta in occasione di un voto sulla politica estera, ma dato per dire no ai Dico. Siamo di fronte a un processo entrato profondamente nella società. Ha ragione Porpora, la manifestazione è stata gaiamente seria. E alcune domande che ha posto sono maggioritarie. Da parte nostra c'è la disponibilità a dare battaglia e a fare lavoro di aggregazione a sinistra. Ma io sono abituato a fare politica con i movimenti, non ascoltando i movimenti.

Saverio Aversa
Il ruolo politico di partiti e movimenti si interseca, ma le responsabilità istituzionali sono diverse. I glbtq hanno portato in piazza migliaia di persone (non in odio a qualcuno, a differenza del Family Day) in un paese in cui c'è l'eterosessualità di Stato, ora addirittura scritta esplicitamente in una legge, la 40, che vieta la procreazione assistita alle lesbiche. La sinistra deve imparare: passare dal nuovo perbenismo (sei gay? stai al tuo posto) alla cultura dei diritti civili. Il Fondo monetario internazionale ci bacchetta perché non tagliamo le pensioni. Ma nessuno ci bacchetta perché il matrimonio di un cittadino che si è sposato col suo compagno ad Amsterdam non può essere riconosciuto perché «contrario all'ordine pubblico» (cito un fatto realmente accaduto). In Italia è in corso una campagna omofobica pazzesca. Si capisce la nostra rabbia, l'esasperazione contro chi ci vuole annullare. Veltroni l'ha detto chiaramente nel suo programma: prevede diritti alla persona, cioè il ricorso a quella soluzione di diritto privato che non vogliamo e che non serve quasi a nulla. Una sinistra moderna, europea deve dare altre risposte.

Titti De Simone
Sono tornata da pochi giorni da Madrid, che sabato 30 giugno è diventata la capitale dei diritti civili grazie a una manifestazione straordinaria di due milioni e mezzo di persone: è cominciata alle 18 e alle due di notte ancora la gente sfilava. La sinistra italiana è tutta impegnata a dire "vade retro" Zapatero. Ma in quel paese, molto cattolico, molto misto come il nostro, la riforma è stata fatta ed è stata anche assorbita (pur avendo la Chiesa manifestato contro). Quella che si respira qui è una delusione gigantesca nei confronti di un anno di Prodi, evidentissima al Pride di Roma. Ha partecipato, oltre a gay, lesbiche, trans, anche un pezzo di società, il pezzo del cambiamento. Questo pezzo di società non ha avuto alcun segnale. I Dico sono stati sacrificati alla logica cruda dei numeri del Senato. Nessuna delle nostre proposte di legge è in dirittura d'arrivo in Parlamento. Il Vaticano sta dando battaglia in modo violentissimo. Nella società si diffonde un'omofobia micidiale, con tanto di pestaggi organizzati, come non si vedevano da anni: una regressione pericolosissima. Dopo il Pride abbiamo perso un'occasione, ma forse siamo ancora in tempo. Bisogna lanciare segnali contro questo clima di omofobia. Tutti i partiti della sinistra devono chiedere la calendarizzazione alla Camera e al Senato dei provvedimenti che riguardano il diritto all'esistenza di migliaia di persone. Il movimento la sua parte l'ha fatta e aspetta risposte. Io, che al movimento sono interna, dico però che va evitata la deriva antipolitica. Ci deve essere un margine di maggiore autonomia rispetto ai partiti. La vicenda dei Pacs è il risultato di uno sguardo che il movimento ha riservato alla sinistra moderata. L'idea era che quello fosse il luogo della mediazione con i cattolici. Invece è stata una corsa al ribasso. Ora bisogna riprendere il cammino unitario sulla base dell'intera piattaforma del Pride, senza mediazioni, con obbiettivi di cittadinanza totale. Rifondazione è un processo di innovazione straordinario: superamento del Novecento, culture critiche, femminismo, ambientalismo, pacifismo... . Ma l'equiparazione dei diritti sociali e civili va praticata. Per la laicità dello stato e la liberazione delle persone, dei corpi, della sessualità bisogna combattere come per le pensioni.

Elisabetta Piccolotti
Provo a rispondere alla domanda: perché abbiamo perso? Perché dopo l'11 settembre sta cambiando la costituzione della politica: italiana e globale. Assistiamo alla riduzione della politica a tecnica. Mentre qui ci stiamo confrontando con un discorso che ha al centro valori e paure. Dentro il processo di smaterializzazione della politica è facile affrontare le pensioni, assegnare soldi in più o in meno. Ma il terreno del conflitto è tutt'altro. La ragione ha poco a che vedere con i conflitti in atto (che sono identitari, come la rivolta delle banlieu, o "di civiltà", come quello tra islam e cattolicesimo). Di fronte a questo si produce o una parola violenta (Prodi che dichiara «Tira una brutta aria nel paese» il giorno del Pride) o il silenzio. Chi prova a fare la trattativa sui valori fa come i Ds, si immola sull'altare del Pd. Un nuovo soggetto della cittadinanza la rimodella, rimodella il welfare, mette in discussione la famiglia come cellula del capitalismo, per dirlo con parole antiche, o luogo del controllo delle donne e dei figli. Il governo su questo è immobile e incapace. Vengo a Rifondazione. Il problema non è l'operaismo, ma l'impossibilità di azione profonda nel governo. Bisogna mantenere i piani intermedi: il partito non è il governo, la politica non è il partito. L'errore è cancellare il potere costituente dei movimenti. Che cambiano la politica dando la preminenza ai soggetti materiali, non all'ideologia che ci si porta dietro. E' un lavoro lento e faticoso: rimodulare il discorso, riparlare di welfare, ripensare la cittadinanza in modo nuovo. Se no si partoriscono mostri, come i Dico. Nel frattempo è giusto chiedere la calendarizzazione delle proposte di legge, e portare il conflitto in ogni sede. Ma il processo è lungo.

Porpora Marcasciano
Il rapporto partiti-movimenti è un'anomalia tutta italiana. Le associazioni lgbtq si fanno carico dei diritti, ma sono state anche veicolo dei partiti. Di qui la situazione di stasi, il blocco dei diritti in Parlamento. Quando due anni fa nacque Facciamo Breccia per rispondere agli attacchi alla laicità, ci fu chi ci disse: siamo in campagna elettorale, non possiamo andare in piazza. Poi più tardi: siamo in una fase complicata, non si può manifestare. Rifondazione sta in una terra di confine, delicata e contraddittoria: è dentro il movimento e il movimento ci sta dentro. Se la politica deve mantenere certi equilibri, si radicalizzano le posizioni. Questo ha fatto la differenza del Pride di quest'anno, e l'importanza di Arcigay e Facciamo Breccia. Rifondazione era in piazza. Non è chiara la risposta della politica istituzionale. Una sinistra ci sta vicino, Rifondazione. L'altra era al Family Day. Lancio qui una richiesta di incontro e confronto per un'azione che non resti al Pride ma continui per 365 giorni.

Aurelio Mancuso
Se Arcigay dice cose diverse da quelle che diceva un anno fa, è perché c'è stata una presa d'atto che un rapporto non ha funzionato: mentre la campagna sui Pacs ha avuto una grande rispondenza nella società - lì abbiamo vinto - non ha avuto risposte sul piano istituzionale. Il 12 febbraio, quando l'Unione ha licenziato il programma, si è chiuso un ciclo. Era evidente a tutto il movimento che la politica non voleva assolutamente recepire le nostre richieste, e che anche se avesse vinto il centrosinistra, e ha vinto non bene, sarebbe stato difficile. Oggi siamo qui a dire che è quasi impossibile che qualcosa passi. Il silenzio dopo il Pride significa certo volontà di rimuovere ma anche incapacità di leggere. Questo vale non solo per la destra, ma anche per la sinistra.
Il movimento è autonomo, distante dai partiti. Non significa che siamo neutrali. Ci collochiamo in una storia. Il nostro è però un dovere di sinistra sociale, non di sinistra politica. Per fare bene alla sinistra politica, dobbiamo fare bene il nostro ruolo: usare tutti gli elementi, anche di forte contraddizione, perché la sinistra politica si assuma il tema dei diritti civili come centrale. Non posso pensare che in questo paese sulle unioni civili i radicali non abbiano mai fatto un digiuno, che Rifondazione non abbia fatto un'iniziativa forte come quella per le pensioni, che i Ds non abbiano mai fatto una vera campagna, anzi che abbiano provato a farla e subito cancellata. Diritti civili e diritti sociali non sono da mettere in contraddizione: questo la sinistra lo dice da anni. Ora si deve passare ai fatti. Certo Rifondazione non può dire al governo: domani mi dai i matrimoni gay. I partiti facciano il loro lavoro di mediazione. C'è una scomposizione e una ricomposizione delle sinistre. Beh sbrigatevi: la società è insofferente, quindi se ci fosse una proposta un po' chiara nelle sinistre... Non parlo del Pd che non mi interessa, è chiaro che si può guardare all'iniziativa cui state lavorando voi, ma purché si dica e si pronunci tutto quello che abbiamo detto noi in questi anni. Sta a voi questa responsabilità. Noi possiamo dare un contributo come persone. Dal nostro movimento dovete trarre linfa di programma e di azione, dopo di che noi ci siamo.

Rossana Praitano
Il "Mieli" riesce a rimodularsi rispetto alle situazioni con maggiore facilità: non ha una struttura organizzativa territoriale e non ha avuto un rapporto con i Ds. Vedo tutto da un'ottica più semplice, se vuoi più libera.
E' evidente che per far approvare una legge, oggi esiste il problema dei numeri insufficienti. Quando dicevo che mi sarei aspettata delle risposte dalla sinistra, mi riferivo ad altro: la sinistra deve parlare in modo più lineare, semplice, così come riescono a farlo a destra, rispetto a determinati contenuti. Il problema è come dare risposte ai passaggi culturali cui alludeva Piccolotti. La parola Zapatero crea allergie collettive, quando invece potrebbe essere un modello, perché è una sinistra che dà risposte - anche se alcune si possono condividere e altre no. Cento, che al Pride ha definito la rivendicazione del matrimonio una posizione estremista, non ha capito nulla. Poteva dire: in questo momento è impraticabile. La sua non è una risposta tecnica, ma culturale: non serve a nulla fare manifestazioni con tutte quelle persone, se non se ne capisce il significato profondo. Se qualcuno di questa sinistra che si vuole costruire dà delle risposte semplici davanti al primo episodio di omofobia, di attacco da parte della destra, di non calendarizzazione di una proposta di legge, le persone lgbtq potrebbero finalmente pensare che quella è una sinistra a cui fare riferimento. Se non sarà così, d'ora in poi le associazioni si beccheranno i fischi. Sarà improponibile la prossima volta dire votate Vladimir Luxuria, come di fatto abbiamo fatto. Le persone mi dicono di Rifondazione o della sinistra: tanto fa uguale. Hanno messo lì alcuni esponenti, ma poi risposte non ne hanno date. Il movimento deve segnalare alla politica che non si scherza più, ma stando attenti a non dare messaggi che possano essere interpretati come qualunquismo. Non condivido, per esempio, la proposta dello sciopero fiscale perché dice che siamo stanchi, ma anche che non hai un'idea complessiva di Paese.

Aurelio Mancuso
Ma non è sciopero fiscale. E' disobbedienza civile.

Rossana Praitano
Sì, ma dipende con quali modalità lo fai. Stiamo attenti a non dire cose che poi vengono strumentalizzate. Dal palco del Pride sono arrivati segni di qualunquismo. E' importante tener conto della rabbia, ma anche valutare il fatto che noi la politica non la possiamo abbandonare.

Saverio Aversa
La straordinarietà del Pride di quest'anno è che senza avere "l'ufficio stampa" del Vaticano abbiamo radunato più gente del 2000. I media hanno dovuto affrontare una cosa che non hanno saputo gestire: il movimento in questi anni ha proposto il nuovo, mentre la politica è rimasta vecchia. Il Pride è una manifestazione che non chiede riduzioni di tasse, non chiede privilegi, non chiede che venga tolto a qualcuno per dare a qualche altro, ma chiede di riconoscere pari diritti a relazioni che già esistono. Serve il riconoscimento delle unioni. Possiamo fare tanti bei discorsi sul fatto che il matrimonio è un istituto giuridico vecchio, ma intanto non posso chiedere un permesso al lavoro per accompagnare il mio compagno a fare una visita medica. La politica dovrebbe registrare quello che succede: centinaia di migliaia di coppie di fatto in Italia sono clandestine. Le persone lgbtq hanno già pagato abbastanza, dai tempi del nazismo. Continuano a pagare adesso. Chiedere l'uguaglianza è il minimo.

Elisabetta Piccolotti
E' in corso un processo di americanizzazione della politica che in parte ne determina la crisi. Da questa cosa potremmo non essere immuni né noi né il movimenyo lgbtq. Il rischio è che il movimento si possa trasformare in una lobby. Mi riferisco soprattutto all'intervista di Aurelio Mancuso su Liberazione subito dopo il Pride in cui insisteva su quanti voti controllano le associazioni. Dobbiamo evitare che il movimento smetta di essere una realtà che attraversa, contamina e trasforma la società e la politica, perché ha una ambizione alta, e diventi una realtà che rivendica, chiusa in un recinto. Vorrebbe dire passare dall'efficacia all'inefficacia. C'è il rischio di farsi sussumere in una logica totalmente di scambio e di trattativa sui punti concreti. Per approvare il punto concreto devi sfondare anche sul piano del simbolico.

Gennaro Migliore
Quando la politica dei movimenti si incontra con i corpi cambia l'ordine del simbolico. Come il femminismo spiega da tempo, ogni forma di politica attraversa il corpo, oggi più che mai: basti pensare alle politiche sicuritarie o al controllo delle nascite. Da questo punto di vista la legge 40 è stato lo spartiacque fondamentale, che andrebbe indagato anche nella sua genesi. La scelta biopolitica della destra è stata molto più forte: il concepimento del passaggio dal diritto delle persone al controllo dei corpi è stato esattamente il passaggio da una destra moderata e conservatrice a una destra moderna, neoconservatrice, che ha spiazzato la sinistra. Io parlo di questo spiazzamento: non basta evocare la rottura dell'ordine simbolico delle sinistre stesse. Infatti i discorsi iniziati sono rimasti inconclusi. E' il caso anche del Prc. La dimensione effettiva dell'innovazione si può misurare solo se si continua il lavoro di Rifondazione. Per questo parlavo prima di Liberazione , del lavoro che stanno portando avanti il direttore Sansonetti e le compagne e i compagni che si sentono dentro la prosecuzone della ricerca. Penso che abbiate ragione quando dite che la produzione simbolica è il vertice dell'agire politico, in questo senso nessuna vertenza si invera se non in una lotta più di fondo. Ma questo non vuol dire che io non voglia raggiungere dei risultati concreti. E' qui che si pone il problema del rapporto con il governo. Il metro è sempre dato dal mio posizionamento nella società. Dipende se riesco a costruire una comunicazione o un ordine simbolico diverso che mi riconosce come sinistra, altrimenti le mediazioni che faccio non sono percepite come tali, ma come progressivi cedimenti. Quando abbiamo scelto di partecipare a questa coalizione, abbiamo detto che contestavamo l'idea del governo amico. La cosa che stiamo imparando dal Pride e dall'incontro con voi, è che non dobbiamo smettere di agire il conflitto: verso l'alto nella produzione di ordine simbolico, verso il basso nella costruzione di una proposta che possa tradursi in risultati concreti. E' giusto volere tutto, perché non si può pensare che sul piano dei diritti si possa chiedere di averne solo una parte. Sono d'accordo con Aurelio che abbiamo un'occasione dall'unità della sinistra. Oggi nessuno dei partiti e dei soggetti politici ha nei diritti civili e nella laicità un fondamento. Lo devono diventare per questa nuova soggettività politica: è questo il compito che ci possiamo porre. O la politica diventa anche produzione di senso, contribuisce a liberare spazi, a attraversali e si confronta sul terreno della biopolitica, oppure noi non abbiamo grandi possibilità, anche per costruire una nuova sinistra. Perché una nuova sinistra senza il femminismo, senza il rapporto con i corpi, si trova a difendere recinti. Noi non dobbiamo difendere recinti, ma invadere tutte le zone che ci sono proibite.


12/07/2007

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