Quando la violenza ha un nome ed un cognome...

Ancora una volta Biella è teatro di violenze. Cinque teste rasate aggrediscono un uomo per la sola “colpa” di essere gay, e gli sfasciano a bastonate l’auto. E non vengano i vari esponenti della politica biellese a raccontarci di nuovo che si tratta della solita bravata di cinque ragazzi che non sapevano cosa fare.

E’ l’ennesimo episodio di razzismo “made in Biella”!

Cosa ci fa uno in giro il sabato sera con le spranghe in auto? Un modo alternativo di trascorrere le grigie serate biellesi? No, solo la chiara intenzione di offendere e far del male!

Negli ultimi anni più volte abbiamo denunciato aggressioni e minacce nei confronti di cittadini migranti, militanti di sinistra, gay, uomini e donne per qualche motivo “diversi” o semplicemente più deboli.

E’ ormai chiaro a tutti che a Biella e in Italia qualcosa non funziona.

E quel qualcosa non va ricercato il sabato sera con i tamponi antidroga nelle strade o piazzando le telecamere in città o chiudendo le moschee, in nome della pubblica sicurezza! E a nulla servirà la manifestazione promossa da AN davanti alla Prefettura. A nulla se non a rinforzare l’ormai quotidiana caccia allo straniero! Peccato che a Biella questo problema non esiste! O meglio, esiste ma all’inverso. Qui è più sovente leggere sui giornali di migranti aggrediti, donne vittime di violenze, barboni ammazzati. E tutti i responsabili sono italianissimi abitanti del Biellese!

Perché di questo non parlano gli esponenti di AN? Le cronache locali degli ultimi mesi sono zeppe di episodi di questo genere. Eppure a loro non interessa. E’ più facile omologarsi al dictat nazionale e prendersela con i romeni, con i migranti, con i più deboli.

Noi crediamo che i veri deboli sono coloro che in cinque, armati di bastoni,

aggrediscono una persona. I veri deboli sono quelli che aggrediscono a calci e pugni un ragazzo ai giardini. Perché non la pensa come loro. Perché è differente da loro. Perché sono così ignoranti da non provare neanche a capire che cos’è la diversità.

Non si può sperare di cambiare le cose solo esclusivamente ghettizzando o reprimendo chi non è come noi.

Il problema, se esiste, va ricercato più a fondo. Non arrivano capire che la loro smania di sicurezza altro non è che un pretesto per scaricare il razzismo che è insito nella cultura di questa Destra che ci vorrebbe tutti bravi, belli e italiani. Quella stessa Destra che in giro per l’Italia bastona i tossicodipendenti alle fermate dei tram, aggredisce i romeni fuori dal supermercato, brucia i campi rom.

Crediamo sia ora che la città si svegli e dia un segnale forte, che dimostri di non voler essere covo di questi germi che infettano la società in cui viviamo. Tutta la società civile e democratica biellese deve rendersi conto di quanto accade in realtà.

Noi non siamo più disposti a tollerare episodi di questo genere.

Non possiamo restare in silenzio ad aspettare la prossima vittima di questa campagna razzista.

 

Matteo Sacco

Coordinatore Provinciale GC Biella

Commenti

Ritratto di andres

Sono d'accordo con quello che scrivi. Allo stesso momento, mi sembra che quello che manchi sia una proposta. Ovvero: quali sono le strategie di breve e lungo termine che ci dobbiamo prefiggere per arrivare al raggiungimento di un seppur misero obbiettivo? Personalmente, per quanto possibile, quando mi trovo di fronte a casi di razzismo reagisco allo stesso modo che per le altre ingiustizie che vedo ogni giorno. Questo e' il mio "set di regole" personale: 1) prima di tutto, verifica - in alcuni casi e' importante vedere tanto bene quanto e' possibile come sono andate le cose 2) denuncia (per denuncia intendo "sputtanamento"). mi rendo conto che i casi di razzismo, in molti casi siano impossibili da difendere in tribunale. cio' detto, non significa che bisogni stare zitti, e quando vedo qualcosa che non mi piace ne parlo con piu' persone possibile - in modo che le altre persone che conosco sappiano cosa e' successo e condividano (o no) indignazione (e reazioni). ovviamente sono convinto che quando sia possibile e ci siano sufficienti elementi, la denuncia debba essere portata nelle sedi adeguate. 3) boicottaggio: economico, sociale etc. Puo' cambiare qualcosa? Non lo so, ma e' quello che faccio.
Ritratto di SteRash

Per prima cosa io sono d'accordo con quello che avete scritto; un po meno sull'opera di "sputtanamento" proposta da andres: a biella, a parer mio, questa sorta di denuncia non funziona, la gente ormai se ne frega se sente storie di ragazzi picchiati o di barboni uccisi, si crede che nella nostra città queste cose non succedano eppure sono davanti agli occhi di tutti. Secondo me per sensibilizzare la mentalità biellese bisogna usare metodi più drastici, bisogna far capire che anche per le strade di biella si deve fare attenzione, che anche qui (in alcuni casi) c'è da avere paura. Contro una biella di violenze, di sangue e di razzismo. Come le pensionate novantenni (prime vittime del fascismo) sono scese in piazza per "cacciare" i fascisti da biella cantando insieme a noi sulle note di "bella ciao" e alzando il pugno all'aria, anche il resto della gente deve capire che tutto questo è superato, che gli episodi di razzismo e di fascismo sono roba vecchia. Adesso è ora che anche i biellesi facciano sentire la loro voce. "Considero ogni forma di razzismo convinto una patologia e non un'ideologia"