Il cattivo congresso e la buona politica. di Niki Vendola
Lettera aperta al mio partito su come evitare che prevalga lo spirito di dissoluzione e su come ricostruirci
di Nichi Vendola
Quando avremo guadagnato una sufficiente distanza critica dalla nostra incandescente vicenda congressuale, forse riusciremo a leggere nelle nostre stesse parole e nei nostri stessi gesti quei sintomi che dicono chiaramente di una crisi profonda: che è della politica, della società, della cultura, del costume. Una crisi di cui noi siamo parte, anche se spesso ci riteniamo immuni e brandiamo i termometri con cui misuriamo la febbre degli altri.
Anche la nostra febbre è alta.
La malattia è anche dentro di noi.
Riguarda la frattura di tutte le forme di comunità, così come si sono concretamente prodotte nella storia novecentesca. Riguarda l’implosione degli alfabeti della vita pubblica: un poderoso processo di “privatizzazione della politica” (e di americanizzazione della società) che ha travolto tutto e tutti, anche qualcosa della nostra coscienza e del nostro immaginario.
Varrà la pena di tornare più approfonditamente, in futuro, a riflettere su di noi con spirito di verità e con sguardo impietoso. Oggi, ora, a questo punto del processo congressuale, e dei suoi persino nevrotici guazzabugli procedurali e statutari e politici, è possibile evitare che prevalga quello spirito di dissoluzione che tutti, a parole, dicono di voler bandire, e che invece rischia di prodursi come una dinamica fatale?
Si può distillare, dalla contesa in corso, un succo politico, una cifra progettuale, un’idea rifondativa di noi stessi e della sinistra? E si può dunque disincagliare il partito dalle secche di una rissosità che ormai ha superato ogni soglia di razionalità e di decenza?
Penso di non aver sbagliato a proporre, come tema di ricerca, la questione dell’odio. L’odio come confine che separa, irreparabilmente, gli uni dagli altri, che li contrappone con virulenza marziale e persino belluina, che alimenta passioni livide. Siamo diventati una comunità povera di sentimenti e ricca di risentimenti. Ci si accusa reciprocamente delle cose più inverosimili. Ci si delegittima, ci si inchioda a sentenze inappellabbili, ci si annulla (come persone prima che come voti congressuali).
Eppure attorno a noi accadono cose terribili, per le quali dovremmo insieme rimetterci tutti e tutte in cammino: una girandola di pulizie, etniche e classiste, lega una dirompente domanda di giustizia sociale con un rischio crescente per le libertà individuali. Mentre la destra prende le impronte ai piccoli rom, noi ci prendiamo le impronte tra di noi? Mentre il lavoro regredisce a merce povera e disperata, mentre la precarietà scandisce la vita del mercato e il mercato della vita, mentre si cerca di rinserrare il cerchio della maledizione sulla sofferta libertà delle donne, noi ci chiudiamo in un congresso? In un congresso che ci chiude?
I nostri compagni si chiedono e ci chiedono se arriveremo a Chianciano. Bisogna dire con chiarezza che andremo a Chianciano per ricominciare, per ricostruire questo nostro partito, questa nostra comunità e la sua efficacia come strumento di rappresentanza politica di interessi oscurati ed esclusi: per riaprire il cantiere dell’innovazione. Perchè questa è stata Rifondazione: una scommessa sul futuro e mai un’ipoteca sul passato.
Possiamo fermare la deriva in corso? Possiamo archiviare la brutta pagina della soluzione burocratico-autoritaria della contesa congressuale? Lo dico con sincerità a nome mio e della mozione che rappresento e che ha la maggioranza dei consensi: si può immaginare che su quello zero virgola qualcosa che fa la differenza tra una maggioranza relativa ed una assoluta si celebri un’ordalia?
Io non sento sulle mie spalle una responsabilità al 50% (virgola più o virgola meno): penso a tutto il partito e a tutto ciò che, fuori da noi, attende un esito che non sia la stupida dissipazione di un patrimonio. A noi si chiede di essere capaci di mettere in campo un percorso alternativo alla gazzarra confusa e regressiva di Piazza Navona: di essere capaci di spargere semi buoni, di quella buona politica che non altera il proprio volto con rancori giustizialisti o con conati di volgarità sessista. La buona politica mette al centro la vita e il lavoro, i singoli e i corpi sociali, e cerca di mordere alla radice quei rapporti di potere che mercificano, avvelenano, corrodono il senso medesimo del “bene comune”. Ho detto buona politica, mentre vivo un cattivo congresso. Dico buona e penso alla politica dei comunisti di questo nuovo millennio. (La “cattiva politica” invece è quella che introietta il cannibalismo della società del frammento, dei surrogati identitari, delle fobie collettive).
E allora chiedo al mio partito: si può, anche dopo una sconfitta e uno schianto che non è solo elettorale, ritrovare il filo rosso della buona politica? Non vale la pena provarci?
Forum:
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Anonimo (non verificato)
Ven, 25/07/2008 - 13:00
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VENDO LA
Anonimo (non verificato)
Dom, 27/07/2008 - 16:08
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Febbraio 1991,il PCI sta
Anonimo (non verificato)
Dom, 27/07/2008 - 20:45
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FERRERO ROCHER
Anonimo (non verificato)
Mar, 29/07/2008 - 13:59
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a bocce ferme e dopo aver
Teo
Ven, 01/08/2008 - 09:31
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unità e sopravvivenza?
la mozione 1 ha lavorato per arrivare a sedere in segreteria. ha creato un unità ad hoc solo per mettere in minoranza la mozione 2. e poi che unità avrebbe creato? io a chianciano c'ero, e giuro, tutta quest'unità io non l'ho vista. come si può pensare di governare un partito e farlo muovere e vivere nella società solo su accordi cercati per battere il nemico comune. E non le destre che stanno divorando questo paese, ma i propri compagni di partito. non è trincerandosi dietro ad una falcemartello che si fanno gli interessi degli ultimi, non è chiudendosi in un partito identitario che ci si mischia con la società, non è sedendo in segreteria che si decidono le sorti di questo partito. abbiamo sempre dimostrato negli anni che è solo scendendo in piazza con la gente, i movimenti, i precari, i disoccupati, i senza casa, i migranti, i nuovi poveri, che si può sperare di creare qualcosa di buono e utile. non è facendo sommari processi e eseguendo condanne per direttissima che si costruisce l'alternativa al pd e l'opposizione alle destre. ora ci ritroviamo con un partito spaccato in due con il rischio di veder tornare le mummie della sinistra italiana, con il rischio di contare sempre meno, con il forte presentimento che così com'è adesso saremo spazati via dalla scena politica alle prossime elezioni.ferrero ce la farà ad evitare tutto questo e a ricreare quel partito vivo colorato e un po disobbediente che era rifondazione comunista? mah...
teo
Robyilrosso
Sab, 02/08/2008 - 18:45
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Forza Compagno Ferrero
roberto (non verificato)
Sab, 02/08/2008 - 19:15
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Beh almeno noi ci abbiamo
Beh almeno noi ci abbiamo provato. Tu preferisci sentenziare e votare altro. Troppo comodo....vabbè ma non importa. Almeno adesso deciderai di riscriverti e portare nella società il nuovo grande esaltante partito comunista rivoluzionario. Immagino ti ricordi l'indirizzo della federazione....
A presto allora!
Teo
Dom, 03/08/2008 - 10:26
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frignare? e chi frigna? è
Robyilrosso
Dom, 03/08/2008 - 19:11
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Tolgo il disturbo
roberto (non verificato)
Dom, 03/08/2008 - 22:00
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Ribadisco: ognuno è libero
Anonimo (non verificato)
Mar, 19/08/2008 - 23:31
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Comunista libertario.....
Biagio (non verificato)
Sab, 23/08/2008 - 11:57
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Auguri per il nuovo corso di