Fermiamo il massacro a Gaza!

SENZA PIETÀ E SPERANZA di Alì Rashid  da www.ilmanifesto.it


Sono decine e decine i poveri corpi di giovani maciullati e ammucchiati davanti alle caserme nella Striscia di Gaza. Qualcuno è ancora vivo, fa il segno della vittoria con la mano tremante. Nello stesso momento decine e decine di sofisticati F16 e di elicotteri Apache, gioielli dell'industria bellica americana, con precisione e concomitanza tecnologiche attaccano altri obiettivi. Colonne di fumo e detriti coprono cielo e terra. Negli ospedali arrivano con mezzi di fortuna resti umani di tutte le età in condizioni umilianti. Tante le vittime tra i bambini. A Gaza è da tempo scomparsa la pietà. Da tempo su questo angolo di Mediterraneo è steso un velo dietro il quale Israele può fare quello che vuole per imporre la resa totale in cambio di una vita vegetativa senza dignità e umanità. È un massacro annunciato, il ministro degli esteri israeliano l'aveva illustrato tre giorni fa al Cairo in una conferenza stampa con il ministro degli esteri egiziano. L'Europa e gli Stati Uniti ne erano informati, il ministro degli esteri italiano lo aveva rivelato due giorni fa alla radio, augurandosi un intervento senza danni collaterali.
I palestinesi sono lasciati soli, abbandonati. Il mondo copre i crimini di Israele. Sotto i bombardamenti sfilano i cortei funebri con la partecipazione, a volte composta e a volte arrabbiata, di chi non vuole farsi intimorire e non vuole rinunciare, accettando in silenzio di morire o di sprofondare nell'irrilevanza insieme alla sua causa.
Mentre sullo schermo di Al Jazeera scorrono le immagini in diretta, il portavoce dell'esercito israeliano dichiara che è solo l'inizio della nuova fase della guerra contro il terrorismo, concetto ribadito dal ministro della difesa e segretario del partito laburista Barak.
A differenza di qui, quelle immagini sono arrivate in diretta in milioni e milioni di case in tutto il mondo arabo e islamico, confluite con quelle quotidiane che accompagnano la triste storia del popolo palestinese da sessant'anni, sommando odio all'odio e rancore al rancore e mettendo una pietra tombale sulla credibilità dell'occidente, quello che è pronto a inviare altre truppe in Afghanistan, dopo aver distrutto l'Iraq (per «ristabilire la pace e portare democrazia e libertà»).
Oggi la speranza di una soluzione politica è ancora più lontana. I palestinesi sono sempre più divisi, Abu Mazen ne esce ancora più indebolito e deriso, le istituzioni internazionali vengono ridicolizzate insieme ai leader arabi «moderati». Gli stessi che in sei mesi di tregua osservata da Hamas non sono riusciti a porre fine all'assedio che ha visto negare a un milione e mezzo di palestinesi cibo, acqua, carburante, elettricità e medicine, né sono riusciti a garantire l'ingresso nei Territori occupati all'inviato per i diritti umani del segretario delle Nazioni unite, subito espulso dalle autorità israeliane. La resistenza palestinese contro l'occupazione barbara e più lunga della storia è un diritto legittimo, su questo principio non si possono accettare compromessi se non in presenza di un vero processo di pace, con serie garanzie di efficacia da parte della comunità internazionale, e non di un processo farsa che permette a Israele di annettere altri territori, violare ulteriori diritti, infliggere maggiori sofferenze e ledere la dignità di un popolo, mettendo in ridicolo le sue istituzioni democratiche e rappresentative. Ma il lancio dei missili artigianali Kassam contro Israele entra a far parte di una guerra assurda, che aumenta la sofferenza dei palestinesi e fornisce agli israeliani un alibi per perpetrare crimini, così come rientra in una dinamica malata del rapporto Hamas-Al Fatah. E manifestazione anche della divisione nella regione tra i cosiddetti radicali e moderati.
Allo stesso modo, l'ennesimo massacro fa parte delle dinamiche interne pre-elettorali israeliane. Abbiamo assistito nelle ultime settimane a una gara di estremismi tra i vari esponenti di punta della politica israeliana come parte della loro campagna elettorale. E questo dimostra da un lato l'impermeabilità israeliana alle legittime rivendicazioni nazionali palestinesi con lo snaturamento della questione degli aiuti umanitari, dall'altro lo spostamento a destra della società israeliana, che si affida solo a chi mette in mostra i muscoli e usa parole insensate.
In questo momento in tutto il mondo arabo prende forma una gigantesca ondata di indignazione contro i regimi arabi, che solo nelle ultime ore sono stati costretti a condannare l'aggressione israeliana. Dopo mesi di omertà, il governo egiziano ha mandato ai confini di Gaza le ambulanze per evacuare i feriti ma molti di loro hanno rifiutato di farsi trasportare. Manifestazioni e scontri infiammano la Cisgiordania e anche i palestinesi di cittadinanza israeliana. Israele dichiara che questa guerra è destinata a durare ancora, le fila dei corpi disanimati si allunga nel piazzale dell'ospedale di Gaza e il rombo dei bombardamenti continua. E il fossato tra Occidente e Oriente si allarga a causa della politica israeliana e del sostegno incondizionato a questa politica fin qui dato dagli Stati uniti e dall'Europa. Barack «Hussein» Obama scoprirà mai la disperazione di Gaza e della Cisgiordania? Si accorgerà dell'assottigliarsi delle alleanze americane nella regione? E che non le guerre, ma la soluzione della questione palestinese è all'ordine del giorno? Altrimenti il rischio è che il lancio di scarpe contro i regimi corrotti e insediati potrebbe rivelarsi ben presto un'arma assai spuntata e tardiva.

di Alì Rashid

Ritratto di roberto

...dalla mia pelle tessono i tappeti le tende e gli zerbini dell’Organizzazione delle Nazioni Unite; ....Sono venti volte al giorno che vi dico grazie. Il mondo un giorno andrà alle Nazioni Unite per offrire una corona di spine in ricordo dei massacri dei falchi. Samih al-Qasim, "Linee del ritratto"
Ritratto di roberto

Intervista al segretario del Prc al ritorno dal Medio Oriente di Checchino Antonini «A Gaza non v’è alcuna “operazione chirurgica”, è solo un massacro - dice Paolo Ferrero, poche ore dopo il ritorno dal suo primo viaggio in Palestina - chiediamo la fine immediata di qualsiasi azione militare e che l’Italia e l’Europa, o l’Onu, non si limitino solo a fare appelli, ma prendano una posizione netta, adottando anche delle sanzioni». Subito dopo l’atterraggio, per il segretario nazionale di Rifondazione comunista, è stata una giornata incollata al telefono per costruire una mobilitazione «urgente e necessaria». Il suo vuole essere un appello, non una convocazione. «Una proposta di parte nuocerebbe alla costruzione di una iniziativa, la renderebbe più difficile», spiega. L’appello è diretto al tessuto dell’associazionismo, ai sindacati, a tutte le forze della sinistra per ricostruire un grande movimento per la pace, per ripartire da una manifestazione nazionale. «Ma senza alcuna equidistanza - insiste - siamo di fronte ad una azione militare da crimine di guerra, per cui non c’è nessuna giustificazione e dove non c’è nessuna relazione tra missili di Hamas e l’azione messa in campo. La situazione è più critica di quella che viene raccontata dalle tv italiane. Anzi, la stampa israeliana m’è parsa più pluralista della nostra (e tutti, con la parabola possono vedere al Jazeera) dove nessuno ha dato notizia dell’uccisione di personale delle Nazioni Unite, sette funzionari». L’offensiva israeliana ha sorpreso Ferrero a Gaza. «La notizia ci ha raggiunto mentre ero a Ramallah, a colloquio con Mustafa Barghouti leader di al mubadera», racconta a Liberazione, poche ore dopo il rientro da un giro che lo ha visto tra Gerusalemme, Betlemme, Tel Aviv, Hebron, «dove ho visto l’apartheid da vicino». «Dopo l’inizio degli attacchi ho visto sparare dai check point di Ramallah ai ragazzi palestinesi che protestavano e lanciavano pietre». Dopo aver preso parte al culto di fine d’anno nella Chiesa luterana di Betlemme e alla messa di Natale nella Basilica della Natività, il segretario Prc ha incontrato i rappresentanti dei cinque partiti della sinistra palestinese, impegnati nella costruzione di un raggruppamento; ha avuto un colloquio con il presidente dell’Anp Abu Mazen; una serie di incontri bilaterali con i vertici dell’Unione democratica palestinese (Fida), col segretario del partito del popolo, Bassam Saleh e, appunto, con Barghouti. Alla Knesset, il parlamento israeliano, ha parlato con il segretario del partito comunista, poi, una volta a Tel Aviv,con Ran Cohen, del Meretz, unico nella commissione difesa e affari esteri, a votare contro il proseguimento dell’offensiva. «Ho visto che il processo di pace è bloccato - racconta - Israele costruisce, nei fatti, l’apartheid in cui i palestinesi, senza diritti, sono soggetti a varie forme di arbitrio». Quella che riporta in Italia, dopo un fitto programma fatto anche di contatti con la società civile e visite al Museo della Shoa e alla moschea di Gerusalemme, è l’immmagine di due realtà segregate: «Ci sono i muri, non “il muro”, a fare da cintura per i bantustan palestinesi e gli insediamenti dei coloni, connessi tra loro da strade separate che, a volte, viaggiano parallele, solo che quella per gli israeliani è un’autostrada, l’altra è disseminata di check-point. Quella di “due popoli due stati” non è l’ipotesi di Tel Aviv». E, in questo contesto, l’offensiva su Gaza è «un massacro - dice Ferrero - con centinaia di vittime perpetrato da uno stato occupante. I razzi di Hamas sono solo un pretesto. Le reali motivazioni sono dettate dalla campagna elettorale in corso in Israele e, posto che ci fosse, dalla volontà di rendere impossibile che la nuova amministrazione Usa possa chiedere semplicemente il rispetto dei patti». Infatti, l’Anp ha abbandonato il tavolo, al disastro umanitario si aggiunge la destabilizzazione dell’area, «il rafforzamento dei due fronti integralisti, quello arabo e quello israeliano». Ecco perché, per Ferrero, la moblitazione è urgente e l’equidistanza non regge: «La guerra rafforza Hamas e chi sostiene il conflitto di civiltà. Come nella guerra del Golfo. E’ la riapertura del fronte che pensavamo chiuso con la sconfitta di Bush». Roma, 29 Dicembre 2008
Ritratto di Anonimo

rIFONDAZIONE è UNA CASA SI SPETTRI DICE VENDOLA MA DIKO IO MA KOME FATE A STARE IN UN PARTITO DEL GENERE! svegliatevi!
Ritratto di Anonimo

perchè gli spettri sono più vicini agli invisibili, a quelli che soffrono, a chi ha perso il lavoro e fà la fame, gli spettri capiscono a fondo il loro stare male, vedono oltre la facciata della falsa realtà dipinta dal regime borghese e dal tentativo di vendola di svenderli al berlusconi pensiero.
Ritratto di roberto

La vostra indifferenza di Mustafa Barghouti* Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza? Ramallah, 27 dicembre 2008 E leggerò domani, sui vostri giornali, che a Gaza è finita la tregua. Non era un assedio dunque, ma una forma di pace, quel campo di concentramento falciato dalla fame e dalla sete. E da cosa dipende la differenza tra la pace e la guerra? Dalla ragioneria dei morti? E i bambini consumati dalla malnutrizione, a quale conto si addebitano? Muore di guerra o di pace, chi muore perché manca l’elettricità in sala operatoria? Si chiama pace quando mancano i missili - ma come si chiama, quando manca tutto il resto? E leggerò sui vostri giornali, domani, che tutto questo è solo un attacco preventivo, solo legittimo, inviolabile diritto di autodifesa. La quarta potenza militare al mondo, i suoi muscoli nucleari contro razzi di latta, e cartapesta e disperazione. E mi sarà precisato naturalmente, che no, questo non è un attacco contro i civili - e d’altra parte, ma come potrebbe mai esserlo, se tre uomini che chiacchierano di Palestina, qui all’angolo della strada, sono per le leggi israeliane un nucleo di resistenza, e dunque un gruppo illegale, una forza combattente? - se nei documenti ufficiali siamo marchiati come entità nemica, e senza più il minimo argine etico, il cancro di Israele? Se l’obiettivo è sradicare Hamas - tutto questo rafforza Hamas. Arrivate a bordo dei caccia a esportare la retorica della democrazia, a bordo dei caccia tornate poi a strangolare l’esercizio della democrazia - ma quale altra opzione rimane? Non lasciate che vi esploda addosso improvvisa. Non è il fondamentalismo, a essere bombardato in questo momento, ma tutto quello che qui si oppone al fondamentalismo. Tutto quello che a questa ferocia indistinta non restituisce gratuito un odio uguale e contrario, ma una parola scalza di dialogo, la lucidità di ragionare il coraggio di disertare - non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l’altra Palestina, terza e diversa, mentre schiva missili stretta tra la complicità di Fatah e la miopia di Hamas. Stava per assassinarmi per autodifesa, ho dovuto assassinarlo per autodifesa - la racconteranno così, un giorno i sopravvissuti. E leggerò sui vostri giornali, domani, che è impossibile qualsiasi processo di pace, gli israeliani, purtroppo, non hanno qualcuno con cui parlare. E effettivamente - e ma come potrebbero mai averlo, trincerati dietro otto metri di cemento di Muro? E soprattutto - perché mai dovrebbero averlo, se la Road Map è solo l’ennesima arma di distrazione di massa per l’opinione pubblica internazionale? Quattro pagine in cui a noi per esempio, si chiede di fermare gli attacchi terroristici, e in cambio, si dice, Israele non intraprenderà alcuna azione che possa minare la fiducia tra le parti, come - testuale - gli attacchi contro i civili. Assassinare civili non mina la fiducia, mina il diritto, è un crimine di guerra non una questione di cortesia. E se Annapolis è un processo di pace, mentre l’unica mappa che procede sono qui intanto le terre confiscate, gli ulivi spianati le case demolite, gli insediamenti allargati - perché allora non è processo di pace la proposta saudita? La fine dell’occupazione, in cambio del riconoscimento da parte di tutti gli stati arabi. Possiamo avere se non altro un segno di reazione? Qualcuno, lì, per caso ascolta, dall’altro lato del Muro? Ma sto qui a raccontarvi vento. Perché leggerò solo un rigo domani, sui vostri giornali e solo domani, poi leggerò solo, ancora, l’indifferenza. Ed è solo questo che sento, mentre gli F16 sorvolano la mia solitudine, verso centinaia di danni collaterali che io conosco nome a nome, vita a vita - solo una vertigine di infinito abbandono e smarrimento. Europei, americani e anche gli arabi - perché dove è finita la sovranità egiziana, al varco di Rafah, la morale egiziana, al sigillo di Rafah? - siamo semplicemente soli. Sfilate qui, delegazione dopo delegazione - e parlando, avrebbe detto Garcia Lorca, le parole restano nell’aria, come sugheri sull’acqua. Offrite aiuti umanitari, ma non siamo mendicanti, vogliamo dignità libertà, frontiere aperte, non chiediamo favori, rivendichiamo diritti. E invece arrivate, indignati e partecipi, domandate cosa potete fare per noi. Una scuola? Una clinica forse? Delle borse di studio? E tentiamo ogni volta di convincervi - no, non la generosa solidarietà, insegnava Bobbio, solo la severa giustizia - sanzioni, sanzioni contro Israele. Ma rispondete - e neutrali ogni volta, e dunque partecipi dello squilibrio, partigiani dei vincitori - no, sarebbe antisemita. Ma chi è più antisemita, chi ha viziato Israele passo a passo per sessant’anni, fino a sfigurarlo nel paese più pericoloso al mondo per gli ebrei, o chi lo avverte che un Muro marca un ghetto da entrambi i lati? Rileggere Hannah Arendt è forse antisemita, oggi che siamo noi palestinesi la sua schiuma della terra, è antisemita tornare a illuminare le sue pagine sul potere e la violenza, sull’ultima razza soggetta al colonialismo britannico, che sarebbero stati infine gli inglesi stessi? No, non è antisemitismo, ma l’esatto opposto, sostenere i tanti israeliani che tentano di scampare a una nakbah chiamata sionismo. Perché non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l’altro Israele, terzo e diverso, mentre schiva il pensiero unico stretto tra la complicità della sinistra e la miopia della destra. So quello che leggerò, domani, sui vostri giornali. Ma nessuna autodifesa, nessuna esigenza di sicurezza. Tutto questo si chiama solo apartheid - e genocidio. Perché non importa che le politiche israeliane, tecnicamente, calzino oppure no al millimetro le definizioni delicatamente cesellate dal diritto internazionale, il suo aristocratico formalismo, la sua pretesa oggettività non sono che l’ennesimo collateralismo, qui, che asseconda e moltiplica la forza dei vincitori. La benzina di questi aerei è la vostra neutralità, è il vostro silenzio, il suono di queste esplosioni. Qualcuno si sentì berlinese, davanti a un altro Muro. Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza? * Ex ministro dell’informazione del governo di unità nazionale palestinese
Ritratto di ChouEnLai

La resistenza non è terrorismo, onore al popolo palestinese resistente! -Aldo-
Ritratto di ChouEnLai

E che i giornali non si permettano di criticare l' incendio delle bandiere dell' entità sionista, a bruciare a Gaza sono le persone caro Berluskaz e tutti voi altri che tacendo in questi giorni partecipate ai crimini contro l' umanità dell' entità sionista. Palestina Libera! Un solo stato per due popoli, fratelli arabi ed ebrei uniti sotto la bandiera della fraternità e del proletariato -Aldo-
Ritratto di Anonimo

la bandiera israeliana oggi è paragonabile alla bandiera del regime hitleriano. non ritengo sia reato bruciare una svastica. basta con gli pseudo pacifisti alla moni ovadia che con il loro atteggiamento ambiguo difendono un governo e uno stato che fa del genocidio la propria pratica quotidiana. occorre isolare israele, con azioni di boicottaggio dei prodotti, con azioni di presidi la dove vi sono uffici o quantaltro sia israeliano e la chiesa italiana che comunque continua il turismo religioso in uno stato sporco di sangue. ciao Valter
Ritratto di roberto

Moni Ovadia credo non possa essere ascritto tra gli pseudo pacifisti (di seguito la sua ultima dichiarazione inequivocabile contro i raid del governo israeliano)viste le sue battaglie di sempre. Detto questo, per pura volontà di dare un senso alle parole, vorrei dire che mi pare interessante che una certa sinistra, tutte le volte che si parla di Israele e della politica del suo governo, decida che l'unico paragone è con i nazisti. Perchè? Perchè si vuole sostenere, come fanno i neo-nazisti di oggi, che bisognasse gasare tutti gli ebrei nei campi 60 anni fa? Dico questo perchè in questi anni, a differenza di chi oggi si riempie la bocca con tuonanti parole contro il sionismo (e magari organizzava dibattiti con le bandiere israeliane e palestinesi affiancate...)ho cercato di approfondire tutta la drammatica questione mediorientale, facendo l'osservatore di pace in Palestina vivendo gli attacchi dell'esercito israeliano sulla mia pelle e mi sono confrontato con il dolore quotidiano del popolo palestinese. Ecco perchè faccio una domanda nno retorica: sarebbe possibile liberarsi dell'arma che da oltre 60 anni gli israeliani usano per coprire i loro massacri ed evitare quindi di definirli "nazisti"? In questo disgraziato mondo negli ultimi 60 anni abbiamo conosciuto regimi paragonabili a quello hitleriano che potremmo usare ad esempio: i gulag staliniani, i "garage" argentini o gli stadi cileni, le prigioni sudafricane, i campi di rieducazione cambogiani, guantanamo e abu graib, gli annegati di suharto ecc... Forse se provassimo a "disarmare" dalla retorica delle vittime la politica sionista cominceremmo a fare un'opera utile per la causa palestinese! Mi pare che i due "illustri" palestinesi che ho postato su questo blog (che nn penso Valter voglia accusare di pseudo pacifismo!)nn parlino di bandiere da bruciare ma anche su questo ognuno è libero di fare e dire ciò che vuole...Mi piacerebbe solo capire se questo giova o meno alla causa palestinese. A me (ma è una personalissima opinione) fa solo venire in mente quei gruppi di ultrà che rubano e distruggono gli striscioni delle tifoserie avversarie...Forse il popolo palestinese avrebbe bisogno d'altro! roberto --------------------------------------------- La tragica situazione di Gaza di Moni Ovadia Le immagini confuse di miliziani di Hamas che a Gaza si muovono con rapidità per armare i missili Qassam e lanciarli contro Israele, seguite dalle immagini più definite dei danni provocati da quelle armi rozze che tuttavia demoliscono, sbrecciano, feriscono e talora uccidono parlano il linguaggio della guerra. Gli israeliani non hanno dubbi al proposito e la stragrande maggioranza di essi e dei partiti che li rappresentano politicamente ritengono che la risposta ad un’azione bellica non possa che essere un’operazione militare. L’esercito ha ottenuto il via libera. L’intento è quello di fare pagare a caro prezzo a Hamas la sua aggressione contro i territori di confine dello Stato D’Israele. In questa situazione esplosiva, fa la sua timida comparsa qualche gesto di distensione: gli israeliani hanno autorizzato il passaggio di aiuti umanitari verso il devastato territorio, il premier Olmert si è rivolto al popolo di Gaza per sollecitarlo a ribellarsi al “comune” nemico Hamas. Nobile gesto quello di rivolgersi ai popoli, ma a quale popolo? Un popolo nella dignità delle proprie prerogative? Titolare legittimo del proprio futuro? il popolo di una nazione, dotato di un proprio stato? No! Un popolo che oggi vive in stato di assedio? Un popolo la cui maggioranza elettorale ha scelto Hamas in una delle elezioni più libere e democratiche che si siano viste negli ultimi tempi. Se questa è la realtà, il fervorino di Olmert è puramente demagogico ed è un ennesimo viatico per passare da un cul de sac ad un altro. Niente di nuovo sotto il cielo della Terrasanta, se non le ennesime sofferenze degli inermi. Sia Hamas che il governo israeliano potrebbero fare altro, ma da quelle parti sembra impossibile andare oltre la routine del nefasto status quo. Di prendere il problema dalla radice poi neanche se ne parla più se non per pura accademia.
Ritratto di Anonimo

Gaza. Solidarizzare con chi resiste, denunciare chi collabora con i bombardamenti israeliani In queste ore la Striscia di Gaza è stata trasformata in una trappola mortale dai bombardamenti israeliani che hanno già fatto centinaia di morti e altrettanto feriti che moriranno nelle prossime ore perché gli ospedali erano al collasso già da due anni a causa del vergognoso embargo. I palestinesi di Gaza sono chiusi in ogni lato dai militari israeliani e da quelli egiziani, sottoposti a micidiali bombardamenti e impediti a uscire da questo nuovo “ghetto di Varsavia” per cercare rifugio, alimenti, assistenza medica e protezione. Chiunque abbia un minimo senso di giustizia e verità oggi non può e non deve tacere di fronte al genocidio in corso a Gaza, un genocidio fatto prima di lento strangolamento economico/sanitario e di assedio e poi da missili, bombe e cannonate sull’area del mondo a maggiore densità di popolazione. Noi riteniamo che sia giunto il momento di prendere posizione e di avviare una vasta campagna di mobilitazione tesa a impedire l’annientamento politico e materiale della popolazione palestinese da parte di Israele. Per questi motivi riteniamo che: 1) Oggi occorre schierarsi apertamente con chi a Gaza oppone resistenza con ogni mezzo all’aggressione israeliana e condannare altrettanto apertamente chi si dissocia dalla resistenza. Riteniamo pertanto inaccettabili le parole e l’atteggiamento del presidente palestinese Abu Mazen e degli altri dirigenti dell’ANP che ritengono Hamas, e non Israele, responsabili della situazione, cercando di approfittare dell’aggressione per determinare un nuovo rapporto di forza dentro lo scenario palestinese. Abu Mazen si dovrebbe preoccupare di smentire le dichiarazioni del ministro israeliano Tzipi Livni la quale ha confermato che l’offensiva militare contro Gaza e Hamas andrà avanti fino a quando non ci sarà un nuovo equilibrio di potere funzionale agli interessi israeliani. Se la prospettiva di Abu Mazen e dell’ANP è simile a quella di un governo come quello di Al Maliki in Iraq, è evidente come tale prospettiva non possa trovare più alcun sostegno da parte di chi anima la solidarietà con la lotta del popolo palestinese. 2) Sulla situazione in Palestina emergono le gravissime complicità dei regimi arabi reazionari e filo imperialisti – in modo particolare dell’Egitto – che si rende ancora complice dell’embargo e del blocco contro la popolazione palestinese di Gaza arrivando a schierare le forze armate ai confini e facendo sparare contro i palestinesi che cercavano di fuggire dalla trappola di Gaza cercando rifugio e protezione in Egitto. 3) Va affermato con forza che la responsabilità della drammatica situazione a Gaza è della politica di annientamento perseguita da Israele con la complicità dell’Egitto, degli USA e dell’Unione Europea e non di Hamas. Non si può continuare a fare confusione su questo. Gaza è assediata per terra e per mare da due anni chiudendo in trappola un milione e ottocentomila persone. La tregua non è stata rotta da Hamas o dalle altre organizzazioni palestinesi attive nella Striscia di Gaza ma dalle autorità israeliane che durante la "tregua” hanno ucciso 25 palestinesi, effettuato arresti e rastrellamenti in Cisgiordania, mantenuto chiusi i valichi impedendo ai palestinesi di Gaza di entrare, uscire o ricevere i rifornimenti necessari per sopravvivere. Ogni simmetria tra il lancio di razzi palestinesi a dicembre e i feroci bombardamenti israeliani è una ingiuria alla verità e alla giustizia. 4) I governi europei (incluso quello italiano) hanno preso posizioni formali ed equidistanti sul mattatoio in corso a Gaza che rivelano una grande preoccupazione per le ripercussioni degli avvenimenti in corso ma senza trarne le dovute conclusioni nelle relazioni politiche, diplomatiche e commerciali con Israele. Hanno accettato e mantenuto l'embargo contro i palestinesi di Gaza ed hanno mantenuto i rapporti di collaborazione militare, scientifico, economico con le istituzioni israeliane. Il governo israeliano ha messo non solo l’Europa ma anche la nuova amministrazione USA di fronte al fatto compiuto potendo godere di un livello di impunità per i propri crimini di guerra e contro l’umanità che la storia dal dopoguerra a oggi non ha assicurato a nessun altro stato. 5) Il popolo palestinese vive un momento estremamente difficile dal quale potrebbe uscire ridotto ad una esclusiva questione umanitaria che negherebbe decenni di lotta politica e di ambizioni alla liberazione nazionale della Palestina. Il popolo palestinese da anni affronta la più pericolosa potenza militare esistente in Medio Oriente – Israele – potendo contare sul sostegno solo delle altre forze che animano la resistenza antisionista nella regione, a cominciare dal Libano. L’unità di tutte le forze della resistenza a livello regionale è un passaggio che i movimenti di solidarietà in Europa devono appoggiare con ogni sforzo. In questi giorni in molte città italiane – Roma, Milano, Bologna, Napoli, Pisa, Firenze, Lecce, Cagliari, Padova, Vicenza, Bari e tante altre – ci sono state alcune prime, tempestive e spontanee manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese, contro la strage in corso a Gaza e il terrorismo di stato israeliano. Questa mobilitazione deve proseguire nei prossimi giorni. Cortei sono già stati annunciati in diverse città italiane per sabato 3 gennaio. La nostra iniziativa deve dimostrarsi di essere capace di spezzare o mettere in crisi la catena delle complicità con i crimini di guerra israeliani a cominciare dagli anelli della disinformazione, della subalternità politica e della collaborazione militare e commerciale tra Italia e Israele. 29 dicembre Il Forum Palestina
Ritratto di Anonimo

credo che fossilizzarsi sul tema se è sbagliato o no paragonare la politica di israele al nazismo impedisce un ragionamento comune contro il genocidio che israele sta commettendo, ritirare fuori gulag e quantaltro per screditare una affermazione anche forte non sia di aiuto alla causa palestinese. concentrandosi sulla politaca israeliana, vuoi definendola nazista, vuoi definendola come ti pare sia necessario per trovare un modo comune di sconfiggerla. la storia insegna che regimi sono stati abbattuti utilizzando al meglio le forze dei singoli gruppi oppositori, poi dopo si discute. ora occorre neutralizzare israele al più presto altrimenti finiranno i palestinesi e così il problema non sussisterà. è quello che si vuole? se si scandalizziamoci ancora per paragoni vari e laviamoci le coscienze. ciao Valter
Ritratto di roberto

Fossilizzarsi sul tema di paragonare Israele al nazismo è sbagliato? Ma dove vivi Valter?????

E' esattamente ciò che gli israeliani stanno facendo da 60 anni!!! E senza vergnogna dici che però è sbagliato "ritirare fuori i gulag"... Ma se sono più recenti della Shoa?

"Screditare un'affermazione" o "scandalizzarsi" nn erano minimamente l'intenzione del mio commento, quanto cercare di far riflettere (compito arduo in sto periodo di caccia al duro e puro) su ciò che può essere più utile per il popolo palestinese. 

Io sono convinto che nè bruciare le bandiere nè dare dei nazisti agli israeliani sia utile perchè li rafforza nell'opinione pubblica internazionale. 

Vorrei che mi si dimostrasse il contrario. 

Vorrei che evitassimo almeno su questo le beghe da cortile (che appaiono sempre più ridicolmente incomprensibili) della sinistra nel nostro paese. Anche sulla Palestina infatti ci sarebbero quelli veramente a favore del popolo palestinese e chi invece è un mero infiltrato del "mostro sionista"! Per piacere, evitiamo...(anche la propaganda camuffata!)

Grazie

roberto

 

 

Ritratto di ChouEnLai

Credo che sia invece proprio la moderazione a impedire lo scioglimento dell' entità sionista e la costruzione di un unico stato in cui fratelli ebrei ed arabi possano vivere in pace e nella fratellanza proletaria, mi sà roberto che ancora una volta il tuo moderatismo ti fà analizzare male la situazione, anche sè ti fa onore essere stato osservatore di pace nello Stato di Palestina analizzi male la situazione, o meglio la analizzi nel modo tipico della sinistra borghese(2 stati 2 popoli, come se Ebrei e Arabi fossero due razze diverse)....... Piuttosto che citare vari personaggi del passato Roberto è forse meglio citare i governi borghesi arabi o il moderatismo egiziano che è complice dei crimini dell' enità sionista. Quello che dice valter è vero, è assolutamente vero e inoltre analizza in modo marxista la situazione senza farsi trarre in inganno da considerazioni borghesi o filosioniste... vedo che anche nel popolo di rifondazione c'è chi ragiona in modo dialettico , ciò mi fà piacere, come diceva il compagno Mao nel lontano 1967 ... il caro compagno Mao diceva che il popolo palestinese avrebbe dovuto combattere una lunga battaglia , come sempre profetico! Palestina Libera: 1 Stato per due popoli- Altre soluzioni no grazie. -Aldo-
Ritratto di Anonimo

bOICOTTIAMO I PRODOTTI ISRAELIANI NEI SUPERMERCATI!
Ritratto di ChouEnLai

.Rabbini Ebrei contro l' occupazione Israeliana dei territori palestinesi, prego di non cancellare il mio messaggio . Sembra quasi che alcuni non sappiano che esistono Ebrei contro l' occupazione! Vero Roberto? -aLDO-
Ritratto di roberto

Caro Aldo, forse nn sai leggere l'inglese o forse lo fai apposta. Il sito che segnali e che ho cancellato è nn di un gruppo di ebrei contro l'occupazione, come per esempio esiste in Italia (http://www.rete-eco.it/) ma bensì un gruppo fanatista religioso di rabbini ultra ortodossi vicini alle posizioni di Ahmadinejad.

Non tutto quello che è contro Israele è buono altrimenti sposiamo anche le posizioni deliranti degli iraniani o dei gruppi neo-nazisti.

Tu ovviamente visita e sostieni quello che vuoi...Non puoi pretendere però che noi ci facciamo "sponsor" di idee che nn solo nn condividiamo, ma che riteniamo aberranti!

roberto

Ritratto di ChouEnLai

BEH, Io sono antisionista, primo perchè lo stato di Israele è illeggittimo, in modo particolare perchè la risoluzione del 1948 con cui si permetteva ad Israele di costituirsi come entità statuale prevedeva che sarebbe poi sorto uno stato palestinese anche se leggermente più piccolo(55%-45% era il rapporto).. il che non è successo, quindi il mio non è razzismo di alcun genere e non ho nulla a che fare con i neo nazisti. Le stesse posizioni di Ahmadinejad non sono ne antisemite ne aberranti sono solo antisioniste ed io le condivido pienamente. Se non sei in malafede Roberto devi ammettere che il presidente della Repubblica Islamica dell' Iran non dice che l' olocausto non è mai esistito(che sarebbe una posizione antistorica e aberrante, questa sì) ma dice che la shoah viene usata come pretesto per aggredire il popolo palestinese, il che è assolutamente vero. I Neturei Karta sono sempre sulla stessa linea antisionista che io condivido e se ti documentassi di più dovresti sapere che diversi padri dei rabbini neturei karta di cui uno ancora vivo di hanno patito la deportazione nei campi di sterminio nazista, che poi siano religiosi (in che senso poi non ho capito) non intacca la bontà delle loro posizioni a favore della liberazione del popolo palestinese, definirli antisemiti è anacronistico. Tu che posizione hai scusa? Non riesci a capire che si può anche non essere islamici o altro e appoggiare la lotta di liberazione del popolo palestinese e i gruppi che la portan avanti? @roberto con stima e rispetto -Aldo-
Ritratto di roberto

Come posso esprimere la mia opinione se si sostiene contro ogni ragionevole verità, che le posizioni di Ahmadinejad nn è antisemita? E' falso, come sostenere che gli amati ebrei ortodossi da Aldo, non sono dei fanatici religiosi. Semplicemente antisionisti? Perchè come i testimoni di geova rispetto alla Bibbia, sostengono che la Torah non preveda il ritorno alla terra promessa dopo la Shoa. Cosa c'entra raccontare la storia "di uno che aveva il padre deportato" per sostenere la tesi?  Forse nn lo sai ma un anno fa in Israele furono fermati giovani ebrei russi che inneggiavano a Hitler compiendo scorribande razziste per Tel Aviv; non erano ebrei antisemiti quelli anche se magari figli di deportati? 

Il crinale è talmente sottile che meriterebbe (come scrivo da quasi una settimana) non mischiare l'antisemitismo (nei fatti) con l'antisionismo (nelle parole).  E' possibile?

Caro Aldo il tuo pensiero non lo condivido perchè è frutto di dogmatismo e volontà di tenere insieme tutto e il contrario di tutto per giustificare un estremismo rassicurante (per la tua coscienza evidentemente) che nulla porta se non (come la storia ci dimostra) al rafforzamento della propaganda israeliana.

Il mio giudizio sul regime teocratico dell'Iran è netta ed è storico, basato sui fatti, ovvero sulla repressione e sull'uccisione del dissenso. Le tombe piene di comunisti, di gay, di lesbiche, di democratici e di liberi pensatori sono lì a testimoniarlo. 

Ovviamente si può e si dovrebbe essere a favore del popolo palestinese senza per forza essere islamici, anzi. Forse però prima di inneggiare a certi gruppi dovresti chiederti chi in questi ultimi trent'anni ha finaziato e supportato gli islamisti di Hamas o della Jhiad contro i laici e marxisti dell'Olp: Israele!  Come sono stati gli USA a sostenere i talebani nella guerra contro l'URSS. 

Come vedi tu puoi dire tutto quello che vuoi, perchè a differenza dei gruppi che tu sostieni noi non ti perseguiteremmo e anzi ti diamo ospitalità ripetuta e quotidiana. 

Domandati se la stessa cosa avverrebbe (o avviene) altrove!

 roberto

Ritratto di Anonimo

Oltre la pretesa di Hamas di voler rappresentare l'intero popolo palestinese, oltre la volontà degli integralisti islamici di trasformare il popolo palestinese in un popolo di martiri, oltre la totale mancanza di orizzonte politico dei palestinesi, oltre tutto ciò resta Israele che non ha altra soluzione per sé, per la sua esistenza che la "soluzione finale" per i palestinesi. Il "diritto alla sicurezza" di Israele coincide, oggi, con la fine dei palestinesi. Se è vero che una parte dei palestinesi non accetta l'esistenza dello stato di Israele è evidente che questa esistenza sarà garantita solo se i palestinesi non esistono, cioè solo se l'intero percorso storico di costruzione dell'identità palestinese e arabo-israeliana viene negata! Questa è la situazione attuale. Per Israele diventa necessaria una politica di separazione (il muro), di apartheid al proprio interno contro gli arabi israeliani (che tra qualche anno saranno più numerosi degli ebrei israeliani) e di riduzione a stato dipendente (senza autonomia economica e politica) dello Stato palestinese! A me pare questo il percorso storico che Israele sta imboccando in modo irreversibile. Che fare? so che può sembrare banale dirlo in questo momento, ma non c'è altra strada che quella politica: una strada "militare" permetterebbe a Israele di concretizzare più rapidamente il suo disegno. Quindi subito fermare la guerra per salvare vite umane! Isolare politicamente Israele: lavorare per tener distinti l'essere ebrei dalla politica di Israele, coinvolgere l'opinione pubblica internazionale in un processo di critica ad Israele come critica all'apartheid e alle politiche di discriminazione, indebolire la politica di colonizzazione dei territori attraverso il costante richiamo alle regole internazionali e a pratiche pacifiste di ostacolo e isolamento politico, portare in Israele il conflitto di classe che passa attraverso le discriminazioni etniche. Ma anche sviluppare la solidarietà con i palestinesi per favorire la riunificazione della politica tra i palestinesi, ponendo fine alla corruzione e sconfiggendo l'integralismo religioso. Mi rendo conto delle difficoltà, ma ho l'impressione che non ci sia un'altra strada da percorrere. Vi confesso però, che da anni seguo questa vicenda e sempre più sono preso dalla tristezza e dallo sconforto! marco
Ritratto di ChouEnLai

Hai ragione Marco, tra poco per vedere un palestinese dovremo andare nelle riserve .... , d'altra parte i sionisti di Tel Aviv stanno facendo come fecero gli americani con i nativi americani. è INUTILE scaricare le colpe sui partigiani di Hamas e della Jihad Islamica che non sono assolutamente dei terroristi(HANNO SEMPRE RESPINTO I MESSAGGI QAEDISTI)..... questo non lo dice nessuno! Il pericolo è che il popolo palestinese nella distretta e nella disperazione potrebbe affidarsi ad Al Qaeda e questo sarebbe ben peggio che Hamas(Massimo D'Alema a Matrix ieri sera) -aldo-
Ritratto di ChouEnLai

Bene, sei preparato anche sul punto di vista biblico dei Neturei Karta . Io ritengo la mia posizione di parte ma non estremista, per esempio gli attentati di Abu Nidal a Fiumicino(che non faceva parte di Hamas) quelli erano sbagliati e miopi, come mai Israele ha perseguitato anche il FPLP arrestandone il legittimo segretario(che non è nemmeno religioso), quello che dicevo prima è che non si può dire che questa guerra è per salvare il mondo dal pericolo di Hamas e della Jihad considerati estremisti(?), se come hai detto sostieni la lotta palestinese per la liberazione devi anche ben capire che far la lotta ci vogliono dei combattenti e se anche non se ne condividono vari aspetti in questo momento i partigiani di Hamas e della Jihad sono in prima linea e ci rimettono anche al pelle, quindi criticarli e anche errato da un punto di vista strettamente umano. Se la critica è rivolta all' integralismo Islamico è un altra cosa anche se io riterreì piuttosto utopistico volere immediatamente una palestina rossa e comunista come dicono vari gruppi della sinistra trotzkista. Il sito del FPLP( che è di ispirazione marxista-leninista) recita testuali parole: sosteniamo la giusta lotta di liberazione che viene portata avanti in questo momento dai fratelli di Hamas e di altri gruppi che lottano con indomito coraggio contro l'aggressore----- questa è la realtà. I due Ebrei russi arrestati facevano parte di una rete neo nazista quindi non centrano nulla con i rabbini neturei karta. Comunque per concludere preferisco lo stile di vita genuino del popolo palestinese che la promiscuità dei sionisti dei Tel Aviv soprattutto dei giovani che ballano nelle discoteche mentre il sangue scorre nei campi profughi palestinesi. Grazie per lo spazio che mi concedi, questo è anche da dire. @con stima e rispetto -aldo-
Ritratto di roberto

Attivista italiano per i diritti umani denuncia: Israele attacca intenzionalmente personale medico PER DIFFUSIONE IMMEDIATA 4 gennaio 2009 Attivisti dell'International Solidarity Movement hanno passato la notte scortando le ambulanze di Gaza. Lavoravano con il personale medico durante l'invasione di terra delle forze di occupazione israeliane nel nord della Striscia di Gaza. “Oltre ai due medici uccisi dall'esercito israeliano il 31 dicembre, oggi altri cinque sono morti per fuoco israeliano. Uno è stato colpito da proiettili a Jabaliya, un altro a Al Sheikh Ejleen. Tre sono stati uccisi quando un missile ha centrato la loro ambulanza nei dintorni di Tal Hawye a Gaza City. I medici sono constantemente in contatto con la Croce Rossa per negoziare i loro movimenti con gli Israeliani, ma questi rifiutano sempre l'autorizzazione.” Sharon Lock (Australia) – International Solidarity Movement “Gli Israeliani hanno lanciato una bomba di fronte alla nostra ambulanza per impedirci di avvicinarci ai feriti: una madre, un padre e tre fratelli adolescenti. Uno dei fratelli tentava di coprirne un altro con un lenzuolo. Erano entrambi feriti orribilmente; potevo vedere i polmoni di uno di loro. Mentre aiutavo i dottori a spostarlo dalla barella mi sono ritrovato con la mano nel suo corpo.” Alberto Arce (Spagna) – International Solidarity Movement “Mi hanno chiamata 30 minuti fa, su una linea telefonica disturbata, dicendo che Arafat è morto – ucciso mentre lavorava – sotto fuoco israeliano. Era uno dei medici di emergenza che ho incontrato due notti fa, pieno di compassione, emotivamente forte, e con un incrollabile senso dell'umorismo. Sono più rattristata per la sua morte di quanto possa esprimere” Eva Bartlett (Canada) – International Solidarity Movement “Israele pretende che non ci sia una crisi umanitaria solo perchè non ci considera umani.” Natalie Abu Shakra (Libano) – International Solidarity Movement “Israele continua a violare le convenzioni internazionali attaccando personale medico. Stanno massacrando la gente di Gaza. Con un crescente numero di vittime civili, Israele deve assicurare che l'assistenza medica sia disponibile. Invece, stanno colpendo intenzionalmente le squadre di medici protette dalle Convenzioni di Ginevra. La comunità internazionale deve pronunciarsi sul disprezzo di Israele per il diritto internazionale.” Vittorio Arrigoni (Italia) – International Solidarity Movement “L'invasione di terra della scorsa notte ha portato alla chiusura di Beit Lahiya e Beit Hanoun. Siamo riusciti a entrare a Beit Hanoun per raccogliere i corpi di alcune vittime. Ora ci dirigiamo a Jabaliya per continuare a lavorare all'accompagnamento delle ambulanze. Non c'è alcun posto dove la gente di Gaza possa scappare, i civili non possono uscire e mettersi in sicurezza a causa dell'assedio. Questi prolungati attacchi a Gaza sono terrificanti e l'invasione di terra della scorsa notte da parte delle forze di occupazione israeliane ha portato a un numero altissimo di vittime civili” Ewa Jasiewicz (Polonia/Inghilterra) – Free Gaza Movement Contattare: Ewa Jasiewicz - Polonia/Inghilterra (Polacco, Inglese e Arabo) + 447749421576k Altri attivisti per i diritti umani presenti ora a Gaza: Alberto Arce - Spgna - (Spagnolo) - +972 59 8786094 Dr. Haider Eid – Sud Africa (Inglese e Arabo) - + 972 59 9441766 Sharon Lock - Australia (Inglese) - +972 59 8826513 Fida Qishta - Palestina (Inglese e Arabo) +972 599681669 Jenny Linnel - Inghilterra (Inglese) - +972 59 8765377 Natalie Abu Shakra - Libano (Inglese e Arabo) +972 59 8336 328 Vittorio Arrigoni - Italia (Italian) - +973 59 8378945 Eva Bartlett - Canada (Inglese) - +972 59 8836308
Ritratto di Nicodemo

Dio vi dia la forza di continuare a servire il popolo in questi tempi difficili. Il futuro è vostro!
Ritratto di Anonimo

Cosa ne pensate delle Tigri Tamil?
Ritratto di Anonimo

sono una minoranza etnica e religiosa che viene sistematicamente repressa dal governo cingalese. penso che debbano avere tutto il nostro sostegno per il loro diritto all'autodeterminazione. ciao Valter
Ritratto di ChouEnLai

No a strumentalizzazioni antisemite! Ma voglio precisare che proprio la politica criminale dello stato sionista distrugge le migliori tradicazioni del popolo ebraico e da spunto agli utili idioti per sfogare i propri istinti antisemiti e razzisti. In quanto alla resitenza palestinese bisogna adottare il criterio che qualsiasi resistenza di chiara matrice popolare come è quella di Hamas và sostenuta in chiave anticolonialista e antisionista, il fatto è che molte persone sono addirittura convinte che lo stato di Israele sia sempre esistito(mancanza di conoscenza politica....) Riprendendo il discorso dell' altro giorno credo poi che bisogna anche capire che ogni resistenza è diversa , non esitenz aun movimento univoco. Bruciare la bandiera sionsita è una atto di libertà ma non è sufficiente, bisogna nel contempo sostenere la resistenza palestinese coprendendone le dinamiche interne e le correlazioni geopolitiche, per far questo è necessaria una profonda conoscenza del marximso-leninismo pensiero di Mao. @roberto con stima -aldo-
Ritratto di Anonimo

sciogliere lo stato d'israele. guardiamo le cartine, pubblicate in vari siti, e ci accorgiamo che non esiste più lo stato palestinese. israele, protetta dagli usa e dagi occhi bendati dei democratici europei, si è appropriata di tutta l'area, spezzettando in piccoli frammenti le realtà palestinesi. oggi non è più possibile parlare di due stati. per questo è ancora più grave quello che israele sta facendo in questi giorni col tentativo di eliminare quanti più uomini possibili e sgretolando la striscia di gaza. è ora di alzare la voce e chiedere lo scioglimento dello stato d'israele condizione irrinunciabile per costruire una palestina libera. ciao Valter
Ritratto di ChouEnLai

Compagno Valter, condivido ciò che dici . Nel vostro gruppo prevale la tua opinione, grazie a Dio l' opinione del compagno Roberto che magari anke in buona fede sogna ancora due stati distinti è ormaì impossibile da mettere in pratica ed è errata da un punto di vista intrisecamente storico politico visto che lo Stato di Isaele è illegale.Semmaì lo sia stata QUEST' OPZIONE vista la prepotenza e l' arroganza dei capetti Israeliani(si veda a tal proposito una totale ignoranza delle risoluzioni ONU ), in questi giorni hanno persino oscurato il sito dei compagni del Partito Comunista di Israele, l' unico raggruppamento ad aver preso nettamente le distanze dall' invasione dell' esercito con la stella di david! -aldo-
Ritratto di roberto

Scopro da Aldo che la mia posizione è minoranza dentro il nostro gruppo (quale?). Ovvero, sempre secondo Aldo, l'ipotesi dei due popoli due stati. Francamente sono andato a rileggermi i miei post e nn ho trovato traccia di questo mio pronunciamento. Forse perchè penso che prima della soluzione al problema bisognerebbe domandarsi come risolvere un altro problema ovvero il massacro nella striscia di Gaza.

Purtroppo i vostri rassicuranti slogan riempiono la bocca ma nn servono a nulla. 

Ma appunto il problema è la teoria nn la prassi (come agire efficacemente per fermare il massacro). Un approccio idealista (in senso hegeliano) che mi fa dire che questa sinistra è come Gaza, bombardata e impossibilitata a rialzarsi.

roberto

PS

Hai ragione l'opzione due popoli due stati oggi nn è praticabile come quella da te sostenuta di uno stato due popoli. Infatti è gà così, peccato che uno opprima e l'altro sia da 60 anni oppresso!

 

 

 

Ritratto di roberto

di Tommaso Di Francesco da www.ilmanifesto.it del 7.01.'09 C'è una nuova forma occidentale del disprezzo: l'equidistanza. «Si combatte a Gaza», titolano giornali e tv, quando a fronte delle 9 vittime israeliane, di cui sei militari, sono 635 i morti palestinesi, di cui più di un quarto civili. Gaza è sotto una muraglia d'acciaio, bombardata da cielo, terra e mare, invasa da centinaia di carri armati ultratecnologici e da migliaia di soldati. Non è una combattimento ma una strage. E senza possibilità di fuga. Tutto alla fine porterà ulteriore appoggio ad Hamas. Che, ricordiamolo, nel gennaio 2006 vinse democraticamente le elezioni in tutti i Territori occupati. È da allora che si è intensificata la guerra contro Hamas. Eppure non era il segnale dell'islamizzazione della società palestinese, ma l'ultimo appello di un popolo di fronte al fallimento di tutte le proposte di pace, surrogato da fondi internazionali che hanno alimentato solo la corruzione dopo l'oscura morte di Arafat e la sua umiliazione nella Muqata assediata. Certo, ci sono stati i criminali razzi Qassam e Katiuscia, che il segretario dell'Onu Ban Ki moon definisce controproducenti e inaccettabili. Ma quei razzi sono la risposta controproducente e inaccettabile alla rottura della tregua da parte di Israele già il 4 novembre del 2008. Lo ha scritto Haaretz il 30 dicembre scorso: in prossimità della vittoria di Obama Israele bombardò i cunicoli e fece due omicidi mirati. Invece Hamas aveva rispettato la tregua per sei mesi, nonostante l'assedio per fame e una tragedia umanitaria denunciata dall'Unrwa-Onu. Né l'Ue né tanto meno gli Usa hanno detto basta, fermando l'assedio come forma esplicita di violazione della tregua. Ora la palla passerà a Barak «Hussein» Obama. Ma già ha pesato il suo silenzio. Perché solo gli Stati uniti possono invertire la rotta. Lo dimostrò Bill Clinton con la pace di Camp David tra Arafat e Rabin, poi ucciso non da Hamas, ma dagli integralisti ebrei. Eppure una strada diversa c'è. Basterebbe ricordare che solo otto mesi fa l'ex presidente americano Jimmy Carter, dopo aver pubblicato sul conflitto tra Israele e i palestinesi un libro dal titolo esplicito, Peace, not apartheid, tentò una missione in Medio Oriente osteggiata da tutti, trattando direttamente con Hamas per impedire un nuovo massacro. Ora lì è in gioco non solo il destino di Hamas ma quello di un intero popolo. Perché la sconfitta nel sangue di Hamas condizionerà il futuro della leadership di Al Fatah. Che fine farà la credibilità di Abu Mazen - il cui mandato scade oggi - e quella dell'Anp davanti ai palestinesi? Quanto saranno sempre più in ostaggio di Israele mentre continua l'occupazione? Guardate gli occhi sbarrati dei bambini di Gaza. Ci dicono che non finirà con un cessate il fuoco necessario ma, ahimé, tardivo. Chi subisce il terrore abbandonato da tutti è destinato a riprodurlo. Così nasce l'odio, così nascono i «terroristi». Israele bombarda il proprio futuro. Ma c'è di più. Verità vuole che gridiamo che Gaza siamo noi. Certo nulla è paragonabile alla strage reale che si consuma, perché qui da noi, «a casa nostra», la sopravvivenza, perfino politica nonché meschina, alla fine è garantita. Lì al contrario solo la morte è la soluzione. Siamo noi Gaza, noi, la sinistra devastata e divisa, offesa e dilaniata al proprio interno, bombardata da menzogne e giustificazioni. Incapace di comprendere che questa crisi è il «centro», il corollario delle guerre aperte in Medio Oriente come della scia ancora calda dell'11 settembre. Così inetta da delegare la mobilitazione di fronte al massacro di un popolo ai «diretti interessati». Incapace perfino di riconoscere che l'unità è il più prezioso dei contenuti.
Ritratto di Anonimo

cominciamo col chiedere di rompere le relazioni diplomatiche, come ha fatto chavez fuori l'ambasciatore israeliano dall'italia!!!! ps. io sono nulla, posso solo riempirmi la bocca di slogan o schiaffeggiare il primo israeliano che incontro. ma tanti nulla magari.....
Ritratto di Anonimo

ops ciao Valter
Ritratto di ChouEnLai

Ignorare una risoluzione Onu dovrebbe avere come consegueenza estrema che i politicanti di questo paese dovrebbero essere portati davanti ad un tribunale penale. Ma grazie alla protezione Usa Israele può dormire sogni tranquilli. -aldo-
Ritratto di ChouEnLai

Agli insolenti l' ira , la grazia ai giusti. Fratelli e sorelle palestinesi tutti, tutto il mondo vi ammira per la resistenza che state conducendo, nonostante le tragiche perdite che avete subito sotto i colpi dell' esercito sionista la vostra forza sta aumentando di giorno in giorno. La vostra è già una vittoria, il vostro popolo è già vincitore. Il più debole è già vincitore! Soldati Israeliani disertate, fuggite! Non rendetevi complici! . Palestina Libera! Un solo stato per due popoli in cui fratelli arabi ed ebrei possano vivere in pace! -Aldo-
Ritratto di ChouEnLai

Onore comunista al giovane Abdezzallak el Gadiri, giovane sindacalista rivoluzionario marocchino di area marxista-leninista ucciso dalla polizia mentre partecipava ad una manifestazione in sostegno del popolo palestinese. Da Umanità Nova 11 gennaio 2009. -Aldo-
Ritratto di Anonimo

Il Dio in cui nutro speranza non ha mai suggerito ai suoi seguaci i sentimenti della calunnia dell' odio e della vendetta, sfociati in orribili guerre e in devastanti persecuzioni, in una spaventosa varietà di tormenti fisici e morali. Il Dio in cui nonostante tutto continuo a sperare è un entità al di sopra delle parti e delle fazioni delle ipocrite preci collettive. Credo in un Dio che si sostituirà alla così detta giustizia terrena e alle istituzioni religiose in cui non nutro alcuna fiducia alla stessa maniera in cui non la nutriva Gesù, il pià grande uomo portatore di amore che una semplice donna palestinese come Maria riuscì a mettere al mondo . Perciò io credo al regno di Dio. Spero che comprendi ciò che voglio dire compagno Roberto. -compagno Aldo-