BOICOTTA IL GIRO DELLA PADANIA

UNA LETTERA SU LIBERAZIONE DI OGGI METTE IN EVIDENZA LA MANOVRA POLITICA CHE STA DIETRO AL GIRO DELLA PADANIA DI CICLISMO A CUI SI PRESTANO LE SQUADRE CICLISTICHE PROFESSIONISTE IN EVIDENTE CONTRASTO CON LO SPIRITO CHE DOVREBBE ANIMARE LO SPORT. 

 

Folklore
o secessione?
Cara "Liberazione", dal 6 al 10 settembre, da un'idea di Bossi, si svolgerà il Giro ciclistico della Padania. Esso non è una delle tante esibizioni folkloristiche della Lega, ma una gara entrata nel circuito ufficiale per professionisti. Il percorso attraversa una regione inesistente, la Padania, appunto. E' Padania la Liguria (tappe a Laigueglia e a Loano)? E' Padania il Trentino (tappa a Rovereto)? E' Padania la...Padania? Certo, in Spagna si svolgono il Giro della Catalogna e quello dei Paesi Baschi, e il Giro di Lombardia o del Trentino in Italia, ma a partire da una reale esistenza, storico geografica e amministrativa, delle regioni interessate. Lo stesso non si può dire della Padania, invenzione di leader secessionisti che sono incredibilmente al governo. Il loro movimento - lo ricordiamo - si chiama "Lega Nord per l'indipendenza della Padania", ed esprime un ministro dell'Interno indipendentista che dovrebbe difendere l'Italia da ogni pericolo, persino dalla secessione e dalla rottura dell'unità nazionale, ovvero da se stesso. Ci sarebbe da ridere, se le cose non fossero così serie, più serie di quanto si crede. Tornando alla corsa, non si dimentichi che essa si svolgerà nella "settimana santa" dei leghisti, quella del rito dell'ampolla dalle sorgenti del Po a Venezia. Scriviamo questo per rispondere a chi vorrebbe giustificare la corsa ritenendola uno dei tanti appuntamenti del calendario agonistico. Che poi la maglia del vincitore sarà verde, che Bossi l'abbia pensata e che il senatore Davico, leghista, l'abbia sponsorizzata, dovrebbe far capire di cosa stiamo parlando. Crediamo non si tratti di folklore innocuo ma di un tassello di una vera e propria "secessione nei fatti". Non chiediamo la cancellazione della corsa, ma il cambio del nome (Giro dell'Italia del Nord, ad esempio), il cambio della simbologia cromatica (la "maglia verde" di cui dovrebbe fregiarsi il leader della corsa rimanda al colore del partito di Bossi: vi sarà un tripudio di gadget e di bandiere verdi come per lo scempio della scuola pubblica di Adro?), luoghi e date (la partenza da Paesana, in provincia di Cuneo, vicinissima alle sorgenti del Po - proprio tra Pian del Re e Paesana avviene il rito dell'ampolla -, e il calendario la dicono lunga sulle intenzioni "apolitiche" di questa corsa). Se questo non accadesse, chiediamo all'Unione Ciclistica Italiana di dissociarsi da una corsa a tappe così spudoratamente di parte. Chiediamo inoltre alle forze politiche democratiche di mobilitarsi contro questa pericolosa farsa, ai singoli cittadini e cittadine e a tutti i tifosi e le tifose di ciclismo di boicottare la corsa, qualora non vi fossero cambiamenti decisivi nell'impostazione globale, anche in nome della passione per questo nobile sport, che non va così macchiato.
Gianluca Paciucci Finale Ligure (Sv)
Paolo Tosi Loano (Sv)
Ian Casella Alassio (Sv)


Dove:

Commenti

Ritratto di valter clemente

Lettera Aperta Al Presidente della Federazione Ciclistica Italiana

Caro Presidente,
sono venuto a conoscenza che nel calendario delle corse ciclistiche su strada per professionisti, quest'anno, dal 6 al 10 settembre, è previsto il giro della Padania. Questa corsa a tappe partirebbe da Paesana, in provincia di Cuneo - la località in cui la Lega Nord celebra da vari anni i suoi riti druidici - per terminare a Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza. Le scrivo per segnalarle il mio stupore e il mio disappunto per la volgare strumentalizzazione a cui si presta la Federazione Ciclistica Italiana per fini politici di parte.
Che il partito politico Lega Nord abbia il proposito sovversivo di spezzare lo stato italiano e di dar vita ad un fantomatico stato della Padania è un delirio che ascoltiamo tutti i giorni. Fatto sta che però la Padania non esiste. Esistono il Veneto, la Sicilia, il Piemonte, ma - al di là della propaganda politica - non mi risulta che esista o sia mai esistita una entità geografica che risponda al nome di Padania.
Perché la Fci si presta a una vergognosa operazione di parte e - visto che la Lega Nord è al governo e vanta numerose poltrone di Ministro e Sottosegretario - di regime?
Mi risulta anche che il primo in classifica del giro della Padania indosserebbe la maglia verde. Mi pare che siamo alla pura e semplice riedizione dell'epoca fascista, in cui un regime imponeva la sua ideologia politica a tutti gli italiani.
Le invio quindi questa lettera aperta per chiederle di cancellare immediatamente dal calendario della Federazione il giro della Padania, perché si tratta di una operazione inaccettabile, incompatibile con il quadro Costituzionale in cui tutti, anche la Federazione Ciclistica Italiana, si devono muovere

Distinti saluti,

Paolo Ferrero
Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

 

Ritratto di valter clemente

GIRO DELLA PADANIA – FERRERO (PRC – FEDERAZIONE DELLA SINISTRA): LA LEGA COME IL PARTITO NAZIONALE FASCISTA

 

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista ha dichiarato:

 

“Nei giorni scorsi, dopo aver scoperto che la Federazione Ciclistica Italiana ha organizzato dal 6 al 10 settembre il giro della Padania, con partenza da Paesana e maglia verde prevista per il primo in classifica, ho scritto al Presidente della FCI per chiedere di annullare la corsa. Com’è noto infatti la Padania non esiste se non nella propaganda della Lega Nord e quindi questa corsa si configura a tutti gli effetti come una manifestazione politica sotto le mentite spoglie di una manifestazione sportiva, come avveniva ai tempi del fascismo. Il fatto grave è infatti che la Federazione Ciclistica Italiana, fa parte del CONI, che è l’organizzazione a cui lo stato italiano ha delegato la gestione dello sport, al fine di garantire l’autonomia dello stesso dalla gestione politica.

 

Alla mia lettera aperta non ho ricevuto risposte da parte del Presidente della FCI. Ho però ricevuto una risposta da parte del sottosegretario agli interni Michelino Davico, noto esponente leghista.

 

Se vi potevano essere dubbi sul fatto che sia la Lega Nord ad aver ispirato questa corsa per ragioni politiche, ora non ve ne sono più. Che poi, esponenti del governo per materie che nulla hanno a che vedere con lo sport, si sentano in dovere di rispondere al posto del Presidente della Federazione Ciclistica, che dovrebbe essere un organismo apolitico, la dice lunga sul fatto che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio atto di regime, in cui non vi è alcuna distinzione tra partiti politici, funzioni di governo e organismi come la Federazione Ciclistica che nulla dovrebbero avere a che vedere con i partiti.

 

Per questo oggi ho scritto al Presidente del CONI Giovanni Petrucci, per chiedere un suo intervento su questa situazione inaccettabile in un paese democratico.”

 

 

--
Ufficio stampa Prc-SE 

Ritratto di valter clemente

“Sulle pensioni Bossi e il governo hanno preso in giro i lavoratori. Come al solito, gira e rigira, si finisce sempre li, ad attaccare le pensioni di anzianità. E’ un fatto inaccettabile perché i lavoratori in questi anni hanno già pagato abbondantemente e il bilancio dell’INPS è fortemente in attivo. Un vero e proprio insulto in una situazione in cui l’unica cosa su cui tutto il governo è d’accordo è quella di difendere i privilegi dei ricchi, tant’è vero che della patrimoniale sulle grandi ricchezze non c’è traccia. In queste condizioni il 6 di settembre non ci sarà solo lo sciopero generale ma anche il blocco del “giro della Padania”, perché Bossi non può continuare a prendere in giro la gente”.

Paolo Ferrero

 

Ritratto di valter clemente

Signor Presidente,

Le scrivo per segnalare una situazione istituzionalmente insostenibile che si è venuta determinando in campo sportivo.
La Federazione Ciclistica Italiana, ha organizzato dal 6 al 10 settembre una corsa a tappe denominata “Giro della Padania”. La partenza è prevista da Paesana (Cn) e il primo in classifica indosserà una maglia di colore verde.
A me pare del tutto evidente che ci troviamo dinnanzi ad un evento fortemente connotato sul piano politico. Non mi risulta infatti che la Padania esista altrimenti che nella propaganda e nelle proposte secessioniste della Lega Nord. Così come il colore verde abbinato alla Padania è punto qualificante della propaganda del suddetto partito.
La gravità istituzionale consiste nel fatto che la FCI che organizza la corsa, non è una struttura privata, ma è parte del CONI cioè della struttura che ufficialmente lo Stato italiano riconosce come propria per l’organizzazione dello sport a tutti i livelli. Struttura dotata di una propria autonomia appunto per garantire l’indipendenza della gestione sportiva dalla politica.
In questa situazione ho scritto al Presidente della FCI per protestare e chiedere la cancellazione dal calendario ufficiale della FCI del giro della Padania. Non ho ricevuto risposte ma – a conferma delle ragioni della mia protesta – ho ricevuto una risposta di Michelino Davico, Sottosegretario agli interni, noto dirigente della Lega Nord. Il grado di confusione tra politica di partito e ruoli e compiti istituzionali non potrebbe risultate più alto.
A questo punto ho scritto anche al Presidente del CONI Giovanni Petrucci per chiedere un intervento.
Non avendo ad oggi ricevuto risposta mi permetto di scrivere a Lei, perché nella sua qualità di Presidente della Repubblica, intervenga a tutela della legalità repubblicana, impedendo che una manifestazione sportiva marcatamente segnata da una qualificazione politica di parte, venga ospitata nel calendario ufficiale di organismi delegati dallo Stato italiano all’organizzazione dell’attività sportiva.
Mi pare infatti evidente che il problema che sollevo ha un preciso rilievo istituzionale e costituzionale.

Un caro saluto
PAOLO FERRERO
Ritratto di gianni tirelli

 

Il “Giro della padania”, come le ronde padane, come il rito dell’ampolla, come il film corale della Lega, “il Barbarossa” di Renzo Martinelli (regista dei kolossal flop - trenta milioni di finanziamento), che voleva essere il Te Deum della Padania libera, consegnando alla storia del cinema anche il fotogramma di Umberto Bossi in primo piano e, federalismo compreso, appartengono a quella serie di baggianate mitiche (pirlate celtiche) che hanno contraddistinto, caratterizzato e definito una delle formazioni politiche più burine, incolte e grottesche, che un parlamento abbia mai ospitato! Seconda solo al berlusconismo!!

Vorrei ricordare ai signori della Padania che, in soli cinquant’anni, hanno trasformato il loro territorio in un deserto. Pesticidi, diserbanti, antiparassitari e intrugli chimici di ogni genere, hanno, per sempre, resa sterile la terra (un tempo) più fertile e produttiva del nostro paese. L’uso e l’abuso, poi, di tonnellate di fertilizzanti, di concimi chimici, e alimenti dopati per uso animale, fanno dei prodotti di questa terra, quanto di più inquietante potremmo trovare sulle nostre tavole.

 

Nell’acqua usata per irrigare campi e prati, sono disperse percentuali inimmaginabili di diossina, metalli pesanti, arsenico, pcb, clorurati, e un’infinita varietà di veleni industriali che una moltitudine di fabbriche fumanti riversano nei fiumi, trasformandoli in cloache a cielo aperto. La loro flatulenza e miasmi, si mescola poi con l’aria circostante già pregna di CO2 e fumi tossici di ogni natura.

 

L’Italia del nord, risulta essere uno fra i tre posti più inquinati e caotici del pianeta. Ha inoltre il primato e il vanto di ospitare la più grande industria chimica d’Europa. Tradizioni e folclore, di un tempo, si sono ridotti ad una fotocopia sbiadita, ad una festa volgare e patetica, dove il vociare scomposto riflette una realtà miserevole e in decomposizione. “E la gioia, per lo più, é assente. Essa sola, ha disertato la festa”. A.S.

Una gran parte dei prodotti di questo territorio sono OGM.

Il mare Adriatico, partendo dal golfo di Trieste in giù, fino a Bari, è uno fra i mari più inquinati e contaminati del Mediterraneo (e non solo). Come non potrebbe essere diversamente, quando la più grande industria chimica d’Europa, orgoglio dei padani, ha sede nel caotico Nord?

In questa enorme vasca da bagno, si riversano alcuni dei fiumi più tossici d’Europa e del Mediterraneo. Il Po’, fiore all’occhiello della Lega e meta di riti comico-pagani, accoglie nel suo percorso verso l’Adriatico, affluenti come, il Lambro, l’Olona, il Ticino, l’Oglio, il Mincio, l’Adda, il Sesia, l’Arno (una vera fogna) ecc, e infiniti rigagnoli e torrentelli che, con il loro carico di bombe chimiche (pcb, diserbanti, pesticidi, fertilizzanti, metalli pesanti, & c.), vanno ad aggiungersi alle flatulenze e miasmi del “Grande Fiume” padano per finire, come lo scarico di un grande cesso, nell’Adriatico selvaggio che erboso “era” come i pascoli dei monti!! Gli estrogeni, derivanti da fonti animali, sono 50 volte superiori alla media - un dato, più che allarmante! Una vera calamità!

Se a tutto questo, aggiungiamo gli infiniti scarichi delle stazioni balneari, e le tonnellate di abbronzanti, creme rassodanti, snellenti, tonificanti e rivitalizzanti ( trionfo della chimica) che milioni di bagnanti senza speranza, cospargono sui loro corpi deformati da anni di sedentarietà invalidante al chiuso di asfittici e mortificanti uffici e di malsane fabbriche fumanti, allora, ogni speranza a trascorrere una vacanza salutare e rigenerante, viene miseramente disattesa.

Non possiamo non considerare, nonostante la loro natura (in parte biologica), migliaia di ettolitri di urina, sputacchi e scorregge che pur mimetizzandosi fra le torbide e basse acque, concorrono ad elevare la percentuale di inquinamento del “Grande Stagno”.

Ciò nonostante e per un perverso meccanismo introdotto dal “profitto ad ogni costo” (che, sulla mistificazione della realtà ha mercificato ogni cosa e valore), il litorale adriatico è costellato da “bandiere blu” a certificare il massimo livello di qualità di queste mete turistiche e di uno svago senza precedenti!

Un altro primato della civile ed evoluta Padania e regioni del nord in generale, é il consumo, di farmaci antidepressivi e di cocaina. Lo dice il "Rapporto Osservasalute 2010" dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Un dato, che misura nel merito, il grado felicità (oramai sotto lo zero) di questo popolo e il suo livello di frustrazione e repressione. Una condizione patologica grave, dal potere destabilizzante che, per reazione, relativa a un singolare spirito autoconservazione dai connotati psichiatrici, finisce per innescare pulsioni secessioniste, odio razziale, manie di persecuzione e gravi patologie del sistema nervoso con relative conseguenze. L’assenza poi di una cultura fortificante, solidale e socializzante, tradisce ogni forma di consapevolezza, annullando così ogni gratificante e rigenerante impulso di autostima.

Per tanto, parlare di evoluzione del popolo padano, è a dir poco sconcertante. Da una sommaria osservazione dei “volti” e, dell’aspetto in generale di alcuni fra i suoi più eminenti rappresentanti (Maroni, Bossi, Speroni, Borghezio, Calderoli, Trota & C.), viene più facile pensare ad una mutazione genetica degenerativa. Poveri Celti!!

 

Vorrei anche sfatare il luogo comune che li vuole lavoratori instancabili e indefessi, ricordando loro che, la fatica dell’uomo veramente evoluto, è l’espressione della sua volontà e della sua conoscenza che, in virtù di tradizioni millenarie e nel rispetto della natura e delle sue leggi, si esercita e si esprime con la sola forza delle braccia e con l’umiltà della bellezza.

Quella delle società industrializzate, in verità, non è che una moderna forma di schiavitù - un lavoro a perdere; l’applicazione sterile, privata di ogni contenuto rigeneratore e gratificante; l’illusione di esseri liberi, in una società che opprime.

 

Tutto questo, è il risultato di un’ignoranza coltivata nel tempo e di un arrogante infantilismo che, nel razzismo e nell’omofobia, fa esplodere tutta la sua violenza giustizialista, espressione di assenza di consapevolezza e di cultura.

Presto, quando la disoccupazione nel settore dell’industria, raggiungerà livelli tali, da spazzare via ogni dubbio sulla gravità della situazione attuale, dovremo essere in grado di riconvertire lavoro in fatica, la subdola tecnologia in manualità specializzata e l’arido apprendimento, nell’ancestrale conoscenza. Sono questi i soli strumenti idonei e indispensabili per sopravvivere ad una tragedia annunciata da tempo, dalle persone ragionevoli.

 

La pianura Padana, presto, presenterà il “conto” ai suoi abitanti che, ahimé, non sapranno onorare.

 

GIANNI TIRELLI