MONTI GO HOME

La fase 3 del governo Monti è uguale alla fase 2 e alla fase 1

Nel primo tempo hanno fatto la più pesante controriforma delle pensioni della storia di questo paese. Una riforma che ha aumentato l’età in cui si è costretti al lavoro anche di 6 anni, portandola molto al di sopra della media europea. Una riforma che non ha nessuna giustificazione rispetto alla necessità del cosiddetto equlibrio del sistema previdenziale, ma che ha come unica motivazione la scelta di fare cassa e di usare i contributi previdenziali per uno scopo diverso da quello per cui sono versati. A regime un prelievo forzoso di altri 20 miliardi dalla previdenza al bilancio dello stato.

Nel secondo tempo hanno agitato lo specchietto delle allodole dei notai e delle posizioni di privilegio. Ma alla fine le posizioni di privilegio sono state tutte salvaguardate. Non sono toccate le banche a cui la prima manovra ha elargito una serie di consistenti sgravi fiscali, e non sono toccati neppure i notai che vedono un modesto incremento del loro numero, mentre si sarebbe potuto e dovuto stabilire ad esempio che tutta una serie di atti possano essere fatti da sindaci e segretari comunali. Il succo del secondo tempo sta invece nel rafforzare ulteriormente i processi di privatizzazione dei servizi pubblici locali, da cui si salva solo l’acqua, e in un nuovo attacco al lavoro, con l’eliminazione dell’obbligo del rispetto del contratto nazionale nelle ferrovie.

Ora arriva il terzo tempo. La riforma degli ammortizzatori sociali che sarebbe necessaria, dovrebbe vedere la loro universalizzazione a settori di impresa e tipologie di contratti che ne sono esclusi. Con questo obiettivo, tempo fa, la Cgil aveva presentato una proposta di riordino seria e tutt’altro che irrealistica che andava nella giusta direzione e prevedeva accanto all’universalizzazione e semplificazione degli ammortizzatori sociali, l’istituzione di un reddito minimo per tutelare i disoccupati di lunga durata. Il governo invece propone di fare tabula rasa. Di eliminare la cassa integrazione straordinaria e in deroga e di ridurre la durata della cassa integrazione ordinaria a un anno. Nella crisi in corso si tratta di un intervento folle. Nel solo 2012 avremmo tra i 300.000 e i 500.000 disoccupati in più, perché non solo si riducono drasticamente i tempi, ma mentre la Cig e la Cigs mantengono il rapporto di lavoro in essere, “l’indennità risarcitoria” con tutta evidenza interviene dopo che il rapporto di lavoro è terminato. I contributi versati dai lavoratori verrebbero nuovamente sequestrati, come è già avvenuto per le pensioni, mentre Fornero dopo tanto parlare di Flexsecurity candidamente afferma che per il reddito minimo non ci sono le risorse. Ma non basta. Invece di disboscare i 46 tipi di rapporto di lavoro precari, li si mantiene, se pure con la promessa di farli costare di più. Dulcis in fundo Fornero parla della necessità di un “contratto calibrato sul ciclo di vita” Non è difficile capire cosa significhi nonostante le scarne parole del ministro. E’ la riproposizione di un contratto iniziale senza tutele in cui si può essere licenziati con piena “libertà” degli imprenditori, a cui seguono contratti che non rispondono più al principio che a parità di prestazione ci devono essere parità di condizioni retributive e di diritti, ma frantumazione ulteriore e ulteriore riduzione delle garanzie.

C’è bisogno davvero di far crescere l’opposizione. Dallo sciopero del 27 gennaio dei sindacati di base alla manifestazione della Fiom dell’11 febbraio. Prima che questo governo distrugga ogni diritto del mondo del lavoro. E c’è bisogno davvero di un percorso unitario della sinistra che non si rassegna, prima che sia troppo tardi.

P.S.

C’è un ultima coerenza nell’operato del governo che va sottolineata, oltre alla riproposizione feroce e stupida dei dogmi del neoliberismo. E’ la volontà manipolatoria. La prima manovra doveva essere all’insegna dell’”equità”. Per la seconda si sono messe in giro “balle spaziali”. Non si tratta di altro quando si afferma, come ha fatto Monti, che con quelle misure il Pil aumenterà dell’11%, i consumi dell’8% e i salari del 12%! Sul mercato del lavoro, ovviamente, tutto viene fatto in nome dell’occupazione!

Roberta Fantozzi

* Segreteria nazionale Prc

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