SCUOLA ALLO SBANDO

Martedì 12 giugno si è tenuta all'Iti di Biella una conferenza stampa del Comitato D'agitazione permanente delle scuole biellesi.

Una conferenza che ha fatto il punto sulla tragica situazione in cui versa la scuola pubblica dalla " riforma" Gelmini al ministro tecnico Profumo.

Si parte dai tagli a materie e a ore di insegnamento che hanno come effetto una ricaduta a cascata su tutto il comparto scolastico e dalle nuove normative per richiedere l'insegnante di sostegno in caso di studenti con disabilità.

Gli insegnanti che non avranno più la cattedra, devono entro due anni riqualificarsi, naturalmente nelle vacanze e on-line, con corsi che ancora non sono stati preparati. Potranno riqualificarsi come insegnanti di sostegno andando così a scavalcare i precari che magari da più anni ricoprono questo ruolo.

La certificazione per il sostegno dovrà essere fatta da una commissione dove vi  sia un membro dell'Inps, come per la richiesta di invalidità civile, rendendo più complicato il tutto e annullando di fatto quegli interventi della neuropsichiatria infantile sui casi di disagio sociale che non necessariamente erano classificati come disabilità, rendendo più ingestibili le situazioni nelle classi.

Nel percorso del tirocinio formativo degli insegnanti viene annullata la professionalità acquisita con anni di precariato mettendo tutti alla pari, neolaureati e insegnanti con anni di ore alle spalle.

Di questo si è parlato, di come la situazione sia tragica e come il governo tecnico non sappia o non voglia mettere mano alla distruzione della scuola pubblica iniziata dalla Gelmini. Il comitato, che si presenta come esterno a sindacati e partiti politici, per scelta, perchè in questa condizione riesce a unire più persone che altrimenti non si attiverebbero, invita tramite l'allarme lanciato,la popolazione, le organizzazioni sindacali e i partiti sensibili al problema ad attivarsi in tutte le forme possibili per cercare di limitare i danni che subirebbe la scuola pubblica.

Come PRC abbiamo partecipato alla conferenza stampa, garantendo al comitato il nostro impegno, impegno che è in atto da sempre, come dimostra l'articolo presentato a seguire, mettiamo però a disposizione del comitato la nostra capacità e militanza, la nostra seppur poca presenza nelle istituzioni,  per denunciare, informare e impedire lo scempio che della scuola pubblica si vuole fare.

 

Difendiamo la Costituzione. Difendiamo la scuola. Guardiamo al Wisconsin  

di Romano Borrelli (romanoborreli.wordpress.com)

“Solamente un quinto degli italiani possiede davvero le competenze linguistiche e culturali per affrontare la società odierna; la restante enorme parte del Paese è variamente classificabile sotto una delle categorie di analfabetismo. E la situazione, anziché migliorare, si aggrava progressivamente” (Tullio De Mauro su Internazionale, 6 marzo 2008). Nel prossimo anno i tagli alla scuola saranno pesanti. Ventimila cattedre in meno. L'ultimo taglio previsto da questo Governo, nel giro di tre anni. “Risparmio di otto miliardi di euro”. Dopo aver salvato l'insalvabile: banche, imprese... E così, dai farewell, precari, di città in città, di scuola in scuola, dove ogni passaggio “settembrino”, (di diritto settembre-agosto o di fatto settembre-giugno come i contratti che la scuola ci rifila tutti gli anni, invece di stabilizzarci tutti), risulta essere simile ad un'audizione, a settembre, probabilmente, molti di noi saranno privati anche di quella. Fine dell'audizione.

Si rischierà, infatti, in forza dei tagli, ad un'iscrizione forzata all'ufficio di collocamento. O, al piu', una “exit”, dal momento che la “voice” è stata poco attuata per l'individualismo esasperato, di chi ha preferito “intascare la giornata” e pensare al suo presente anzicchè aderire agli scioperi. A proposito di scioperi: 4 ore a maggio, davvero, sono simili ad una merendina che a poco serve. Certo tutto è piu' difficile, in questa “macelleria sociale”, in questo Paese che rassomiglia ogni giorno ad una sartoria, dove si effettuano solo “tagli” (“ripara e cuci”, questi, proprio no). Exit, all'estero. La notizia di questi giorni, dei tagli al mondo della scuola, si somma alle ulteriori critiche piovute sullo stesso mondo, quello inerente alla scuola ma “statale”, ai suoi insegnanti, ai lavoratori in generale della scuola. Critiche, insofferenze quelle del Presidente del Consiglio rivolta agli insegnanti e al loro metodo di “inculcare” nozioni, informazioni, sapere. Naturalmente, critica smentita, perché, come sostiene sempre il giorno successivo di ogni affermazione, “non era quello il significato” da lui attribuito. Certo. Penso che il ruolo di tutti i lavoratori della scuola sia quello di indirizzare gli alunni ad innamorarsi del sapere, rendere gli studenti “artefici” come ci ricordava un lettore-insegnante di un noto quotidiano torinese.

Nessuno ha mai utilizzato un termine, così basso, come inculcare, per parlare di educazione. Artefici invece fa pensare ad una ricerca di verità, giustizia, amore per il sapere. Una ricerca divina. Non stanchiamoci mai di fare riflessioni, porci domande e sviluppare senso critico. E così si è consumato un ulteriore attacco alla scuola. Uno snocciolare continuo di attacchi, i suoi, che vorrebbero privatizzare ogni aspetto della società. Dopo quello sulla festa del lavoro, dove, secondo alcuni governanti, sarebbe inopportuna. Già, dopo che il capitale ci ha “spolpato”, ora vorrebbero toglierci anche la festa del primo maggio. Intorno alla politica dei padroni del vapore, questo nostro Bel Paese, sta perdendo anche la maiuscola nella lettera iniziale. Dopo la critica ad una rigida “puntigliosità” del Quirinale, rivolta dal Governo, (e per fortuna che lo è, il Presidente della Repubblica, così puntiglioso e speriamo in futuro lo sarà ancor piu') ancora una volta, la scuola. Proprio in questi giorni in cui ci avviamo a festeggiare il 150 dell'Unità d'Italia, (sempre “piu' disunita”, invece), incapace di comprendere questa fumosità dei tempi. La scuola, così tartassata, così declassata, così umiliata. Eppure nel 1866 Pasquale Villari sosteneva che vi era nel seno della Nazione un nemico piu' potente dell'Austria: ”la nostra colossale ignoranza”. Tre italiani su quattro erano analfabeti. Solo con il nuovo secolo si avrà un'esigua maggioranza di cittadini capaci di leggere e scrivere.

Nell'Italia pre-unitaria è bene ricordare che il 44% dei bimbi non superano la soglia di una scuola, “perché non arriva ai cinque anni di vita”.

A Torino sotto Carlo Felice, la scolarità è pari al 45%.

A Genova al 26%. A Roma sono presenti 45 scuole serali e 55 scuole tecniche commerciali. Nel 1901 la percentuale degli analfabeti era scesa al 48,5%. L'eredità pre-unitaria ci lasciava in dote 210 Biblioteche di cui 164 aperte al pubblico, distribuite in 45 città.

Nel 2010 la percentuale di chi leggeva almeno un libro era pari al 46,8%. In questa percentuale, le donne leggono di piu' degli uomini. Nel 1973 invece, leggevano di piu' gli uomini.

D'Amico Nicola sostiene che “la scuola è una semina a raccolta assai differita per chi governa e per l'intero Paese”. E oggi, invece, cosa si fa? Si taglia! Anni e anni passati ad investire sulla scuola e ora...Si vorrebbe rendere la scuola un modello similare a quello statunitense. Un po' come la salute. Dimenticando che qui, in Italia, la longevità vorrà dire qualcosa, no? Dal momento che la sanità è gratuita, universale, per tutti, mentre negli Usa, al piu', l'assicurazione “paga” al termine del ciclo lavorativo. In quel Paese, quanti milioni sono privi copertura sanitaria? Eppure, a leggere le cronache di questi giorni, proprio da quel grande Paese, dal Wisconsin balzano le cronache di una presa di coscienza, di una lotta di classe. Già! in un periodo in cui le classi sociali vengono dichiarate defunte o ricordi di un passato ormai lontano, proprio in quel Paese si sta contrapponendo in questi giorni una durissima lotta di classe tra i “robber barons”, capitalisti vecchio stampo e lavoratori organizzati.

Il Governatore, Walker, vuole infatti tagliare a tutti i dipendenti pubblici il diritto al contratto di lavoro collettivo, tagliare gli stipendi e aumentare i contributi sanitari e pensionistici. E' la “guerra ai fannulloni” yankee. Li pero' si accende la speranza di una lotta di classe, qui, assistiamo alla privatizzazione di ogni spazio, a cominciare da quello pubblico. Li la lotta di classe riparte da forme di solidarietà concreta, di visibilità raccolte e raccontante, mediate, rappresentate nei luoghi classici, della politica. Qui l'unico mezzo per far sentire la propria voce “utilizzato da una parte del mondo del lavoro iperframmentato” pare essere oltre che la salita sui tetti, sulle gru, l'apparizione in un reality. Riappropriamoci delle idee e delle passioni politiche. Impegniamoci. Il Pil (che brutta cosa!) sarà anche cresciuto, ma restano sempre un 30% dei giovani senza lavoro e i disoccupati, a gennaio, erano 2 milioni 145 mila (in aumento rispetto a dicembre 2010). Impegniamoci, guardiamo al Wisconsin, eliminiamo queste assurde porte girevoli presenti nel mondo precario della scuola. Investiamo sulla scuola e sui lavoratori della scuola. Eliminiamo l'immagine che ci costringe nel reale a vivere come all'interno di una sala d'aspetto di una stazione ferroviaria. Un treno, quello dell'occupazione, della stabilità (di tutto, anche affettiva) che tarda ad arrivare.

Perennemente in ritardo. E nell'attesa edifichiamo la nostra precarietà-precaria-mente, adattandoci a quella situazione. Una sala d'aspetto che stiamo “costruendo”, edificando, anno dopo anno, come la nostra casa, con i nostri amici, cose, ecc. ecc. Basta con questa “neotenia psicologica” su vasta scala. Riprendiamo coscienza, torniamo a lottare per una condizione sociale e di lavoro soddisfacente.

Difendiamo la scuola. Difendiamo l'articolo 33 della Costituzione. Difendiamo tutta la Costituzione. Guardiamo al Wisconsin.

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Ritratto di MarcoAlbeltaro

RIFONDAZIONE COMUNISTA INSIEME A GENITORI, INSEGNATI E SINDACATO CONTRO I TAGLI SULL’HANDICAP

Rifondazione Comunista partecipa alla manifestazione “Riprendiamoci la 104! No alla riconversione obbligatoria!”

“Alcuni previsti interventi ministeriali mettono in discussione il diritto allo studio dei figli-alunni in situazioni di handicap, annullando le conquiste di scuola e famiglia sancite dalla legge quadro per l’integrazione scolastica e sociale. Questi tagli non possono ricadere sugli allievi disabili e sugli insegnanti di sostegno precari. Gli studenti con disabilità hanno infatti bisogno di percorsi di istruzione che garantiscano qualità e solo la stabilizzazione dei precari specializzati può garantire la continuità didattica”.

“Rifondazione Comunista appoggia e appoggerà ogni iniziativa lotta e mobilitazione. Non è possibile continuare a tagliare lo stato sociale, la scuola e il sostegno, ovvero i pilastri sui quali si regge un sistema di welfare ed educativo pubblico. Ma le politiche di Monti a livello nazionale, Cota e Fassino a livello locale vanno in senso diametralmente opposto: si taglia sui più deboli e non si chiede nulla a chi ha procurato questa crisi. A questo progressivo smantellamento del sistema di welfare pubblico ci opponiamo con forza”.

Torino, 19 Giugno 2012