LUNEDI' 3 DICEMBRE PRESIDIO ALL'OSPEDALE DI BIELLA

Sanità allo sbando in una regione Piemonte sull’orlo della bancarotta,  gestita da una maggioranza targata Lega Nord incapace di affrontare qualsiasi tipo di problematica.

A fare le spese  di questa incapacità amministrativa sono i servizi ai cittadini e a questa situazione drammatica si sommano i tagli che il governo Monti sostenuto dal Pd, Pdl, Udc, Fl va facendo su tutto il comparto pubblico italiano al fine di aiutare banchieri e speculatori amici suoi.

In questo contesto è ipocrita qualsiasi manifestazione in difesa della sanità pubblica dei partiti che sostengono il governo Monti.

A Biella abbiamo un ospedale in costruzione, cattedrale nel deserto nel vero senso della parola, infatti non dispone neppure delle strade di  accesso, un’opera sovradimensionata che ha regalato milioni di soldi pubblici e che necessita di ulteriori finanziamenti milionari per poi essere ceduta a privati per uso commerciale.

Abbiamo l’ospedale esistente dove il mancato turn-over e la cronica carenza di personale vanno a pesare sulle spalle dei cittadini in termini di liste di attesa e qualità delle prestazioni.

Per denunciare tutto ciò, informando i cittadini e chiedendo loro di essere vigili, il PRC Federazione di Biella, organizza Lunedì 3 dicembre dalle 9 alle 12 un presidio all’ingresso dell’ospedale e indice una conferenza stampa alle ore 10 con la consigliere regionale del Prc-Fds Eleonora Artesio .

 

 

ARTESIO (FDS): TRA SCILLA MONTI E CARIDDI MONFERINO, IL PIEMONTE ESCA DAL PIANO DI RIENTRO

“Sulla base delle proiezioni fatte dal regolamento del Decreto Balduzzi il sistema sanitario piemontese dovrebbe subire tagli consistenti. La classificazione degli ospedali secondo la norme nazionale non si fonderebbe sulle attività presenti, ma sul numero di passaggi appropriati nei servizi di pronto soccorso e dea, i cui volumi diventerebbero il metodo di classificazione dell’ospedale. La prima osservazione è che l’attività ospedaliera non è conseguente soltanto all’accoglienza in urgenza. La seconda è la definizione di passaggi appropriati, si presume codici bianchi esclusi per i quali però gli stessi decreti governativi non offrono soluzioni complementari o alternativi, visto che tutta al riforma dell’assistenza territoriale è stata delegata, senza risorse aggiuntive, alle regioni. La rete ospedaliera come immaginata dal piano sanitario piemontese nelle relazioni tra territorio, cardine e riferimento, sulla base dei nuovi parametri vedrebbe ospedali cardine diventare ospedali base e ospedali di territorio non raggiungere i requisiti minimi”, sottolinea Eleonora Artesio, capogruppo regionale della Federazione della Sinistra.

Ospedali declassati. Il ddl Balduzzi suddivide le attività in tre categorie: base (25mila passaggi/anno), Dea I° livello (45mila passaggi/anno) e Dea II° livello (70mila passaggi/anno).

I numeri attuali di passaggi annui: Pinerolo (42.645), Susa (16.504), Ciriè (43.084), Ivrea (41.434), Cuorgnè (23.300), Chieri (34.175), Carmagnola (23.952), San Luigi (48.551), Vercelli (38.088), Borgosesia (21.007), Borgomanero (40.425), Domodossola (20.670), Verbania (34.524), Mondovì (33.347), Alba/Bra/Savigliano (39.841), Saluzzo (23.862), Casale (32.453), Tortona (25.246), Novi (20.308).

Alcuni esempi l’ospedale di Pinerolo nel Pssr è ospedale cardine, nel decreto Balduzzi non raggiungendo i 45mila passaggi in emergenza sarebbe ospedale base. Altrettanto accadrebbe per Cirié, Ivrea,  Chieri, Vercelli,  Borgomanero, Mondovì, Alba/Bra, Savigliano, Casale, Tortona/Novi.

L’ospedale di Susa, che nel Pssr, è ospedale di territorio, con il ddl Balduzzi non raggiungerebbe i requisiti di ospedale base, così come Cuorgné,  Carmagnola, Borgosesia, Saluzzo.

2.355 posti letto tagliati. Tagliati, per citare alcuni esempi, 123 posti letto in chirurgia generale, 191 in oculistica, 140 in otorinolaringoiatria, 178 in ostetrica e ginecologia, 156 in psichiatria, 120 in unità terapia intensiva cardiologica (Utic), 198 in oncologia per un totale di 2.355 posti letto complessivi.

198 strutture organizzative tagliate (strutture complesse, semplici dipartimentali, semplici). Reparti di chirurgia generale da 76 a 49 (-27), cardiologia da 39 a 33 (-6), chirurgia plastica da 10 a 5 (-5), medicina generale da 104 a 94 (-10), allergologia da 80 a 33 (-47), ortopedia (-13), ostetricia ginecologica (-22), terapia intensiva (-19), neonatologia (-18), oncologia (-20) per un totale di taglio da 1047 a 849 (-198).

Cliniche non accreditabili. Non sarebbero più accreditabili le cliniche che non dispongono di almeno 80 posti letto per acuti. In questa lista rientrerebbero: Clinica Eporediese di Ivrea, Vialarda di Biella, Salus di Alessandria, Villa Igea di Acqui Terme e Sant’Anna  di Casale.

Il parametro nazionale non ha ricevuto l’assenso delle Regioni: il governo potrebbe adottarlo, ci si augura modificato, il 15 gennaio. Questo spauracchio sposta il dibattito dai tagli lineari della Regione Piemonte ai tagli del Governo Monti. Ma tra Scilla Monti e Cariddi Monferino, bisogna tenere aperta una terza via per salvare il livello dei servizi della sanità Piemonte: l’opposizione documentata alle riconversione e chiusure che la Regione sta già praticando prima delle norme nazionali a cominciare dalla battaglia a difesa del valdese, e uno scatto di responsabilità delle Regioni rispetto ad un governo che riduce i trasferimenti sulle politiche sanitarie e impone modelli organizzativi al di fuori di ogni patto per la salute, peggiorative degli stessi piani di rientro siglati due anni fa.