Vergogna!!! mastelliani e dipietristi affossano la Commissione d'indagine sul G8

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non nascondo la mia rabbia, il mio disgusto, la voglia di urlare ai nostri compagni e alle nostre compagne al parlamento di staccare la spina a questo governo che si regge su di una maggioranza che fa solo schifo. In neanche una settimana due importanti vittorie del movimento sono state cancellate dalle truppe del democristian-mafioso Mastella e dalla sbirraglia di Di Pietro. La società che gestisce il progetto (archiviato) sul ponte sullo stretto tenuta in vita dalla destra e dai senatori dipietristi e l'affossamento della commissione d'indagine sul G8 grazie ai voti della CdL, dell'Udeur e di Di Pietro. Ecco chi non rispetta i programmi! Ecco chi vuol il peggio perchè è già lui (o loro) il peggio! Fanno schifo e c'è chi come Grillo e i grillini ne fanno dei semi-dei. Ma VAFFANCULO!

roberto pietrobon

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da www.corriere.it

Nuova crepa nella maggioranza per la mancata attuazione di uno dei punti del programma elettorale dell'Unione: la creazione di una commissione parlamentare d'inchiesta per accertare le responsabilità istituzionali nei fatti del G8 di Genova. La commissione affari costituzionali della Camera, con un voto di parità, 22 a 22, ha infatti negato al relatore il mandato di riferire favorevolmente in aula sull'istituzione della commissione d'inchiesta. «Con la Cdl - spiega Graziella Mascia (Prc) - hanno votato Idv e Udeur e i socialisti erano assenti. È un fatto di grande gravità che impedisce di attuare il programma proposto agli elettori». Il capogruppo dell'Idv in commissione, Carlo Costantini, ha motivato il voto del suo partito sulla commissione - proposta per fare luce sulla gestione dell'ordine pubblico durante i giorni del G8 del luglio 2001, caratterizzati da violenze che culimarono nella morte del giovani Carlo Giuliani, nelle devastazioni compiute da alcuni gruppi di manifestanti e nelle brutalità da parte di agenti di polizia contro alcuni dimostranti che dormivano in due scuole della città - dicendo di non voler avallare «verità parziali». «Fino all'ultimo, anche in dichiarazione di voto, abbiamo manifestato la nostra disponibilità al dialogo, a condizione che l'attività della commissione d'inchiesta sul G8 fosse estesa anche alle azioni violente dei manifestanti. Questo perché da un'indagine parziale non potrebbero che scaturire verità parziali, come tali del tutto inutili», ha detto in una nota. «Di fronte all'indisponibilità dei colleghi di maggioranza abbiamo confermato la nostra contrarietà al testo ed al mandato del relatore».

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Commenti

Ritratto di Anonimo

Leggendo i giornali on-line un moto d’indignazione sale, violento e prepotente. Non posso credere a quanto successo la mattina alla Camera dei deputati… Ancora un impegno sottoscritto dal centrosinistra nel proprio programma che diviene cartastraccia. Questa volta la vicenda assume però tratti più inquietanti perché riguarda la volontà o meno di istituire una commissione d’inchiesta che accerti le responsabilità di quanto avvenuto nel luglio 2001 a Genova, che faccia fino in fondo chiarezza su quello che è ormai un passaggio importante della nostra storia nazionale già ferita dall’assordante silenzio e dall’ombra tenebrosa che ancora oggi aleggia sulle stragi di stato e su decenni di attività eversive svolte da pezzi importanti delle forze dell’ordine e dello stesso Stato. Tutto questo si determina inoltre grazie al voto dell’esponente di un partito che ha sottoscritto un programma in cui la commissione d’inchiesta è un impegno chiaro e che ha una concezione così alta della giustizia da ritenere legittimo e opportuno il trasferimento di un giudice perchè indaga sul suo leader e sul capo del governo. Il moto di rabbia si fa allora più forte e il sentimento di rigetto della politica istituzionale che si fa strada fra i cittadini nostrani appare non solo comprensibile ma anche legittimo. Chi scrive fa parte di una generazione che a Genova ha ritrovato la sua identità, che dopo essere stata la generazione X degli anni ’90, della crisi delle ideologie e della fine della storia ha imparato nel luglio del 2001 a ripensare la politica come possibilità di trasformazione e di esperienza collettiva. E’ per questo che i fatti delle ultime settimane ci scuotono profondamente. Prima di questa indegna commedia messa in scena ieri alla Camera, abbiamo infatti assistito - impotenti e indignati – alla richiesta, da parte dei pm dei processi genovesi, di un totale di 225 anni di reclusione per i 25 imputati per le contestazioni al G8. Un teorema accusatorio che ruota intorno al concetto di “concorso morale” applicato al reato di devastazione e saccheggio, un illecito anacronistico che prevede pene pesantissime (fino a 20 anni di reclusione). Il “concorso morale” rischia oggi di creare un pericolosissimo precedente che consegna un profilo tutto politico a questo processo: il principio è che, anche in presenza di un soggetto che non abbia commesso alcun reato, questo può essere accusato di devastazione e saccheggio in base al “concorso morale” per il solo fatto di essere stato presente ad una manifestazione in cui si siano verificati danni a persone o cose. E’ superfluo spiegare come questo dispositivo accusatorio rappresenti un attacco frontale ai movimenti, alla libertà di dissenso e alla possibilità di disobbedire, in modo pacifico e collettivo, alle leggi ingiuste per produrre nuova legalità dal basso, esattamente come – tutt* insieme, diversi ma uniti da medesimi sogni e speranze - tentammo di fare il 19, 20 e 21 luglio 2001 nelle strade di Genova. E’ quella straordinaria impresa collettiva ad essere sotto attacco oggi. E’ chiaro infatti che la violenza morale di questo attacco trova le sue radici anche nella volontà di negare, confondere, insabbiare le responsabilità di chi in quei giorni si è macchiato di comportamenti gravissimi come fabbricare prove false, massacrare manifestanti inermi, torturare cittadini in stato di fermo nelle caserme, dichiarare il falso nelle aule di tribunale. E’ per questi motivi che si tratta oggi di lavorare tutte e tutti insieme alla costruzione di un grande appuntamento di mobilitazione a Genova nel mese di novembre in occasione delle requisitorie degli avvocati della difesa. Federico Tomasello Portavoce nazionale Giovani Comunisti/e
Ritratto di Aldo

La decisione di cancellare l' inchiesta sul G 8 fa parte della solita politica del regime democristiano di Romano prodi e della casa del fascio che sta alla cosidetta opposizione, riscontrabile anche nella presa di posizione razzista e fascista contro i popoli considerati stranieri e pericolosi.
Ritratto di Anonimo

CARLO FEDERICO GROSSO da www.lastampa.it Nel processo contro venticinque manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti accaduti nel 2001 in occasione del G8, i pubblici ministeri di Genova hanno chiesto, qualche giorno fa, la condanna degli imputati a duecentoventicinque anni complessivi di reclusione. Una richiesta pesante, per reati contro l’ordine pubblico comunque molto gravi, giustamente puniti dal codice penale con pene di rilievo: da otto a quindici anni di carcere. Facendo la media, circa nove anni per ciascuno degli imputati, in realtà neppure il massimo della pena prevista dalla legge. Comunque, una richiesta di severità non usuale nelle nostre aule di giustizia. Le reazioni degli imputati, dei loro difensori e dei loro amici non si è fatta attendere. Nei siti no global si è immediatamente gridato allo scandalo: si è denunciato il processo politico contro i movimenti, si è protestato con rabbia contro l’asserita repressione del dissenso, si è parlato di vergognose richieste di condanna destinate a trasformare in anni di galera le manifestazioni di piazza, si è fatto appello alla mobilitazione, invitando coloro che erano a Genova il 19, il 20 e il 21 luglio 2001 a tornarci tutti insieme il 17 novembre prossimo per una grande manifestazione di protesta. Speriamo soltanto di protesta. Lucia Annunziata, commentando sulle pagine di questo giornale la richiesta dei pubblici ministeri di Genova, ha affermato che si tratta invece, finalmente, di un episodio di buona giustizia, accaduto in un processo nel quale, con un ragionamento forte, due magistrati hanno avuto il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: devastazione e saccheggio, poiché i manifestanti non si erano limitati ad esprimere dissenso ma avevano spaccato, demolito, incendiato, rubato, asportato merci e masserie. Un modo di chiamare le cose con il loro nome, senza ambiguità, con realismo e sincerità. Un modo trasparente e concreto di fare giustizia. Parole sacrosante, che condivido appieno. Si è trattato di una richiesta assolutamente esemplare, giustificata dalle argomentazioni sviluppate dai due pubblici ministeri nella loro requisitoria. Ce ne fossero tante nelle aule dei nostri Tribunali! A questo punto è necessaria tuttavia una riflessione ulteriore. A Genova, come è noto, vi sono state le devastazioni e i saccheggi di alcune frange estremiste di manifestanti. Vi sono stati tuttavia, altresì, i vergognosi pestaggi, le violenze e gli abusi della polizia nella caserma di Bolzaneto ed il sanguinoso assalto alla scuola Diaz. Per ragioni processuali che ignoro, il processo contro i manifestanti e quello contro le forze dell’ordine sono stati separati, e procedono in aule distinte con pubblici ministeri e giudici diversi. Le velocità dei due processi non sono uguali. Nei confronti dei manifestanti si è comunque già arrivati alla fase della requisitoria dei pubblici ministeri, mentre nei confronti dei poliziotti il processo, pure in corso, è comunque più lento, forse perché più complesso. Una cosa è comunque certa, che sarebbe vergognoso se i no global fossero chiamati a rispondere delle loro violenze con la severità dimostrata dai pubblici ministeri, mentre i poliziotti dovessero godere di un trattamento meno intransigente. La Procura della Repubblica di Genova farà sicuramente il suo dovere e se riscontrerà prove di colpevolezza a carico dei pubblici ufficiali imputati non si tirerà indietro e chiederà la loro condanna con altrettanto rigore. È importante che i cittadini siano comunque pronti a protestare, a gridare allo scandalo, questa volta assolutamente giustificato, se dovesse accadere che indulti e prescrizioni o, magari, imprevisti atteggiamenti benevoli, falcidiassero in qualche modo le responsabilità comprovate di chi ha pestato, violentato, assaltato, o ha ordinato di farlo. Preoccupazioni realistiche? In uno Stato di diritto (come è il nostro) preoccupazioni di questo tipo non dovrebbero esistere. Se c’è la prova di efferatezze compiute, i responsabili dovrebbero essere sicuramente puniti con severità come è previsto dalla legge. Il nostro è tuttavia Paese peculiare, e più d’una volta si sono verificati fatti che non avrebbero dovuto accadere. Proprio con riferimento alle vicende relative al G8, la commissione Affari costituzionali della Camera ha inopinatamente bocciato, l’altro ieri, la proposta d’istituire una commissione parlamentare d’inchiesta, addirittura prevista dal programma di governo dell’Unione. Hanno votato contro, insieme con la destra, esponenti di maggioranza facenti capo ai gruppi centristi Idv e Udeur. Qualcuno era assente ed il voto è terminato in parità, ventidue contro ventidue. Proposta respinta. In chi ha votato contro c’era, si dice, la deliberata intenzione di bloccare sul nascere un’indagine parlamentare che, se condotta seriamente, avrebbe potuto contribuire a fare finalmente luce su fatti, misfatti e responsabilità per episodi lontani nel tempo, ma non ancora chiariti soprattutto nei loro risvolti politici. A questo punto, per avere qualche chiarezza non rimane che fare affidamento sulle decisioni dei magistrati di Genova ai quali è stato assegnato il processo contro i poliziotti imputati di violenze ed abusi a Bolzaneto ed alla scuola Diaz. Per i magistrati, una grande responsabilità, diventata ancora più grande dopo l’improvvida decisione della commissione Affari costituzionali della Camera che ha annullato la prevista commissione parlamentare d’inchiesta. Per noi, la speranza di potere fra qualche tempo affermare, per la seconda volta, che ci si trova di fronte ad un caso di buona giustizia, con la condanna esemplare dei poliziotti responsabili delle violenze.
Ritratto di Anonimo

ancora una volta il tanto decantato programma dell'"unione"(????????)se ne va..come si suol dire..a puttane...la commissione d inchiesta sul g8 è stata bocciata...con quale coscienza con quale coraggio? di pietro e mastella affondano le speranze di giustizia di tanti dimostrandosi di nuovo degni esponenti dell opposizione...non si puo continuare cosi...non se ne puo piu di mangiar merda per difendere il posto a prodi...non se ne puo piu di star zitti a guardare che insulta ogni giorno la nostra dignità...commissione d inchiesta e lotta (VERA) alla precarietà o (per quel che mi riguarda) tutti a casa!!